Questo è un libro importantissimo. Pubblicato nel 2010, è ancora un'inchiesta preziosa per capire cosa è accaduto nel Mare Mediterraneo, il mare di mezzo, quel mare situato in una zona strategica per il flusso immigratorio dalle coste africane. Quel mare che vede le proprie acque abitate da una marea (è proprio il caso di dirlo) di cadaveri. Grazie anche a questa inchiesta di Gabriele Del Grande, si può capire meglio la primavera araba e soprattutto si può constatare come dietro a quelle che i media di solito dipingono come traversate disperate, vi siano storie e volti che restano impresse nella mente come incisioni sulla carne. Del Grande ha viaggiato fra Africa e Italia per tre anni per raccogliere testimonianze, analizzare fatti e fare domande scomode su ciò che è accaduto a migliaia di immigrati, molti dei quali scomparsi e molti altri costretti al rimpatrio.
Narra per esempio la storia di Kamel, un padre algerino alla ricerca del figlio scomparso, un padre che non si rassegna all'idea che il figlio possa essere naufragato in mare e, assieme all'avvocato Boubacar, si informa, cerca e ancora cerca: "Gli altri familiari si erano rassegnati all'idea che i figli fossero morti in mare e che i pesci avessero divorato i loro cadaveri. E non volevano sapere nient'altro. Non era così per Boubacar e Kamel. Tanti ragazzi non potevano essere spariti nel nulla. Ci doveva essere qualcosa dietro. Per questo non si erano mai dati per vinti".
Affronta inoltre l'amarissima questione delle traversate, i salvataggi e le tragedie, che in alcuni casi potevano essere evitate: "Di eritrei nel Canale di Sicilia ne erano morti a centinaia negli ultimi dieci anni. Ma a prendersi le loro vite era sempre stato il mare grosso. E mai la negligenza dei soccorritori. E degli intermediari. La rabbia dei parenti si rivolgeva anche e in primo luogo contro di loro."
L'inchiesta è suddivisa in sei parti: i padri, i padrini, diaspore, sogno in due tempi, criminali di pace e ailatiditalia. La sua scrittura scorre fluida e sicura, le storie che racconta sono ricche di dettagli, dal cibo che consuma nei viari posti che visita per effettuare le sue ricerche alle atmosfere dei luoghi, sia che si tratti della città algerina di Annaba alla vigilia della partita fra Algeria ed Egitto, che dei capannoni occupati di Rosarno. Particolarmente efficace è la parte dedicata alle traversate dei barconi nel mare di mezzo. Del Grande alterna i dati e l'analisi della sua inchiesta con uno scritto di Giorgio Gaber, "Sogno in due tempi", che dipinge il rapporto io/altro in modo tagliente e graffiante.