martedì 13 maggio 2014

in principio fu il bologna children's book fair 2014

in viaggio...
Nella vita bisogna sempre rimettersi in gioco, qualcuno dice. Ecco perchè il 2014 rappresenta per me un nuovo inizio fatto di tanti progetti che comprendono un libro (che però è ancora in fase di revisione, il titolo però posso dirlo, Letter to the World: Martha Graham danza Emily Dickinson, frutto di più di un decennio di ricerca fra precarietà e studi matti e disperatissimi, qui maggiori info), un progetto sperimentale di insegnamento della lingua inglese (qui il link al blog dove trovate maggiori informazioni) e l'affaciarsi al mondo della traduzione letteraria e dello scouting (di colui o colei che scova libri interessanti non ancora tradotti e li propone alle case editrici). Il tutto all'insegna della precarietà, una condizione che vivo da anni e sulla quale rifletto da tempo (in modo particolarmente ironico, qui).

la Fiera...
Ho sempre tradotto (la semplice esistenza di questo blog bilingue a modo suo, perché alcune cose sono tradotte sia in  italiano che in inglese ma la maggior parte sono o nell'una o nell'altra lingua lo dimostra) ma, fino a pochi mesi fa, la traduzione non mi appassionava molto. Tradurre documenti tecnici o presentazioni di progetti magari per un Comune che ti pagherà (se ti pagherà, ci sono diverse traduzioni che ho fatto nel corso degli anni che non mi sono state pagate) l'anno del mai non è un'espereinza esattamente edificante. Ma navigo nel mondo dello 'stare tra' (lingue, linguaggi, luoghi ecc) da troppo tempo per rinunciare a questa possibilità. Nei miei studi di storia culturale, infatti, mi occupo principalmente del rapporto fra danza e letteratura che, in alcuni casi, può considerarsi una forma di traduzione (il termine giusto è adattamento, ma per ora non mi ci addentro).

L'interesse per la traduzione si è 'scatenato' durante una delle lezioni del corso di traduzione letteraria dall'inglese dello Studio Oblique di Roma, corso bellissimo che ho frequentato lo scorso inverno (febbraio e marzo) con grande passione (eh, lo so, io nella vita dovrei fare la studente, ma vabbè). Traduzione letteraria, dunque. E scouting. Ebbene da dove si comincia? Dallo studio, certo, dalla pratica, quella sempre e poi dalle Fiere dei libri, dove si possono incontrare altri traduttori e trovare contatti con le case editrici.
alcuni cataloghi e info...

La mia prima Fiera in veste di traduttrice e scout è stata la Bologna Children's Book Fair lo scorso marzo, il più importante appuntamento di letteratura per ragazzi al mondo.  Riservato agli addetti ai lavori, è un pullulare di iniziative e di espositori italiani e stranieri. Sono partita con una piccola mascotte (una testa di drago di stoffa coloratissima e un libro splendido, Catasto Magico di Maria Corti). È stata un'esperienza molto stimolante, anche perché la letteratura per ragazzi offre un panorama vastissimo di proposte da non sottovalutare. Ho girato per gli stand, visionato tantissimi libri, visto la mostra sulla danza di cui presto parlerò qui, accumulato un discreto numero di cataloghi di case editrici italiane e straniere, preso diversi contatti e comprato un paio di splendidi libri (anche di questi parlerò in seguito). È stato un inizio coi fiocchi!

mercoledì 7 maggio 2014

dancers and dance books (2)



E a proposito, per chi scrivono gli studiosi di danza?

venerdì 2 maggio 2014

due cose su di me

[for the English version of this, please click here.] 
Sono una storica della danza indipendente.

Sono anche una storica culturale (letteratura, cultura, studi di genere), un'insegnante di lingue (inglese, italiano, spagnolo), una traduttrice (principalmente dall'inglese all'italiano), una fumettista autodidatta, una blogger e un'attivista.
Rosella Simonari, foto M.T. De Roberto.
Sono stata docente a contratto del corso di “Danza e mimo” presso l’Università degli Studi di Macerata (2003-2007). Ne 2012 ho terminato un dottorato di ricerca presso la University of Essex, Inghilterra, con una tesi su Letter to the World di Martha Graham supervisionata da Marina Warner (www.marinawarner.com). Passo antecedente a questo è stato il conseguimento di un Master presso la stessa università, con uan tesi su due adattamenti in danza di Carmen.
Dopo aver conseguito la laurea in lingue presso l’Università di Macerata nel 1999 con Marina Camboni (http://docenti.unimc.it/docenti/marina-camboni), mi sono trasferita a Londra dove ho proseguito gli studi post lauream presso il centro di danza contemporanea Laban (ora TrinityLaban), seguendo il Dance Research Programme (2000) e insegnando italiano in scuole come il Croydon College e il CityLit. Nel luglio del 2002 sono tornata in Italia per motivi familiari e ho deciso di restare insegnando inglese e spagnolo come insegnante privata e supplente nelle scuole pubbliche. nonostante questo ho continuato a viaggiare spesso in Inghilterra per continuare a lavorare ai miei progetti di ricerca frequentando appunto il Master e il dottorato come studente part-time.  
Nel settembre 2003 ho seguito un corso avanzato in “Women’s Studies” presso la NOISE Summer School dell'Università di Utrecht, Olanda, capeggiato dalla filosofa Rosi Braidotti (www.rosibraidotti.com). Nel gennaio 2006 ho terminato un Master’s Degree presso la University of Essex, con una tesi sulla figura di Carmen nella danza. Nel 2006 ho iniziato una ricerca sul danzatore-pittore marchigiano Alberto Spadolini, ricerca che è tuttora in corso. 
Nel 2008 e 2009 ho partecipato con tre brevi saggi (si veda qui) al dibattito sulla New Italian Epic inaugurato dal saggio di Wu Ming 1. Nel settembre 2011 ho collaborato all’organizzazione del festival letterario LaTerrazza letteraria (edting della lettura-performance bilingue de The Good Lion di Ernest Hemingway e presentazione dei libri, in presenza degli autori, Ogni cosa al posto giusto di Alessandro Morbidelli e Almanacco dei giorni migliori di Fabio Rizzoli), a cura di Giuseppina Brunori, Librerie Labotto, Jesi (Ancona).

Ho presentato interventi a conferenze in Italia, Svezia, Olanda, Inghilterra, Scozia, Stati Uniti e Spagna. Ho pubblicato saggi e articoli in inglese, italiano e spagnolo prevalentemente su Martha Graham, Carmen e Alberto Spadolini. Ho organizzato diversi eventi legati alla danza, come conferenze, laboratori, incontri e lezioni spettacolo. Mi avvalgo degli strumenti critici degli studi di genere e degli studi di storia culturale oltre che degli studi in danza. In particolare sono interessata al rapporto fra danza, cultura e letteratura.

Sono attualmente membro della Society for Dance Research (SDR, www.sdr-uk.org). Collaboro in italiano con la rivista Leggere Donna (www.tufani.net) e in inglese ho collaborato per dieci anni con il sito www.ballet-dance.com.
 
Roberto Lori nella lezione spettacolo di Simonari su Spadolini, foto M.T. De Roberto.
Oltre a questo, gestisco altri quattro blog:

È in italiano e si concentra sulla storia della danza in modo più ortodosso rispetto a questo blog, con articoli, recensioni, notizie ecc.
 
www.adancehistory.blogspot.com
E’ in inglese ed esiste dal 2012. E' una specie di alter ego del blog precedente, ma non vi inserirò sempre e solamente le traduzioni che appaiono qui.

Esiste dal gennaio 2014 e si occupa di un nuovo metodo che sto sviluppando per insegnare la lingua inglese attraverso le grandi storie della letteratura e non solo. 

E’ in inglese e italiano ed esiste dall’estate 2009. E’ nato da una costola di dancescriber.blogspot.com ed è dedicato alla striscia da me creata sulla ‘p.s.’, ossia la studiosa precaria. È il frutto ironico di uno studio che sto conducendo sul concetto di precarietà in relazione all’ambiente accademico e non solo.
Potete trovarmi anche su:
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giovedì 1 maggio 2014

veli d'occidente


Rosella Prezzo, Veli d’Occidente. Temi, metafore, simboli, Milano, Bruno Mondadori, 2008.

In questo breve studio densissimo di riflessioni, analisi e spunti, Rosella Prezzo mostra la complessità che si cela dietro questo oggetto/tessuto-non-tessuto che è anche tema ricorrente nella cultura occidentale, metafora importante in ambito filosofico e non solo e simbolo potente dell’Alterità.

In principio era il velo, ci dice Prezzo, poiché è presente in tutte e tre le maggiori religioni monoteistiche, l’ebraica, la cristiana e l’islamica. Lo stesso termine ‘rivelazione’ ci parla dell’ambiguità e forza significante del velo, “al verbo rivelare diamo in genere il significato di “rimuovere dal velo”, scoprendo qualcosa che era nascosto e può così venire alla luce”. Se nella religione ebraica il velo è simbolo dell’inaccessibilità di Dio, nella religione cristiana il velo viene lacerato da Dio che si fa corpo in Cristo. Nella religione islamica è il velo di Khadija, moglie di Maometto a svelare la presenza divina.

Il velo appartiene all’origine, ma il velo ritorna anche in ambito filosofico con le disquisizioni di Sartre, Rousseau, Kant, Kierkegaard, Nietzsche, Freud e Lacan, laddove il velo viene in più di un’occasione legato al femminile, che vede nel culto di Iside, la dea velata, un’incarnazione importante, “la verità si rivela allora la ‘verità’ dei filosofi, verità sospesa tra virgolette, lievitata sull’illusione, l’incanto, il sogno, la volontà di dominio e il risentimento”.
E il velo che portano le donne? È questa la parte più affascinante del testo, poiché questo è il velo più conosciuto e oggetto di controversie, soprattutto per quanto concerne l’Oriente, o meglio la visione che l’Occidente ne ha fatto. Ma anche in questo caso, il velo è radicato nelle tradizioni di vari paesi del mondo e in Occidente lo ritroviamo sul capo della sposa, come su quello della donna in lutto e sulle suore, spose di Dio. Il velo, in questi casi, segna un limite e un confine, un cambiamento di stato, “il rito del velamento/svelamento nuziale rimanda anche all’origine della filosofia greca, laddove essa s’intreccia strettamente con le culture orientali, in particolare mesopotamica ed egizia”.

Nel Cristianesimo il velo esemplifica la gerarchia tra uomini e donne ed è l’apostolo Paolo di Tarso che nella Prima lettera ai Corinzi, scrive che l’uomo può avvicinarsi a Dio a capo scoperto, mentre la donna deve farlo a capo coperto, se non vuole recare offesa al suo “capo”, il velo è quindi segno della dipendenza della donna dall’uomo, suo intermediario per arrivare a Dio. Il velo è anche “luogo della mente”, dove “si è da lungo fissata l’immagine proiettiva dell’Occidente sull’Oriente islamico”. Il velo diviene centro di scontri e simbolo politico dell’identità islamica. Ma cosa dicono le donne del mondo arabo a tal proposito? Prezzo sceglie quindi di terminare il testo con una bellissima carrellata di voci di tre intellettuali femminili, la marocchina Fatima Merinissi, l’algerina Assia Djebar e la francese algerina Leïla Sebbar, ognuna delle quali decostruisce in modo esemplare i significati del velo e la rappresentazione della donna orientale.