sabato 26 maggio 2012

tesi di dottorato in the city


A che serve scattare le foto della tua tesi di dottorato in vari spazi urbani? Serve a far respirare le pagine di quel libro in modo differente e serve a farle mescolare con il luogo in cui hai vissuto mentre le scrivevi.

Scrivere la mia tesi di dottorato è stata un'esperienza dolorosa, ma lavorare alla sua revisione dopo la discussione (prassi abbastanza comune nelle università inglesi) è stato devastante (complice una serie di problemi legati al lavoro - in quanto studio e lavoro - e alla famiglia). Infatti è stato così devastante che sono riuscita a stampare la mia copia della tesi solo in questi giorni, mesi dopo la consegna della revisione finale.

Imbarcarsi in un dottorato di ricerca è rischioso e di solito lo si fa senza capire veramente che tipo di sacrifici ti aspettano. Ci sono anche grandi soddisfazioni, un intervento ad una conferenza riesce particolarmente bene, un tuo saggio viene pubblicato in una rivista prestigiosa e la tua supervisor ti fa i complimenti per un capitolo particolarmente ben scritto. Certo, però è un'avventura estremamente solitaria, specialmente se la intraprendi (come è successo a me) in qualità di studente a distanza e quindi isolata dalla comunità accademica e dai centri di ricerca importanti (biblioteche o altri luoghi inerenti i tuoi studi) .

Ancora non riesco a credere che sia finita e ancora non riesco a celebrare questo evento (che per ora suona più come l'elaborazione di un lutto) per cui ho deciso di portare la mia tesi in giro per la mia città. Eccola ai piedi del Centro Studi Libertari Luigi Fabbri, circolo anarchico che amo frequentare da un po'. Cosa ha a che fare la mia tesi su Letter to the World di Martha Graham con un centro sociale anarchico? Forse nulla, forse tutto. Fare ricerca è anche mettere in discussione le regole del gioco pure a costo di remare sempre controcorrente (mi accade da un po').

Una piccola sosta ai due bar/caffé che amo forse di più da queste parti: il Caffè del Teatro e la Tartaruga Magica. L'uno offre un'atmosfera vivace e un continuo viavai di gente, mentre l'altro ti accoglie con un ambiente confortevole e a volte riposante. Dopo aver spedito la tesi, in questi due luoghi ho ricostruito parte della mia vita sociale e devo molto alle persone che vi ho incontrato.

E poi il viale alberato che mi conduce al centro, il viale testimone di tante riflessioni solitarie e meditabonde. Qui la mia tesi deve sentire il profumo delle foglie e il canto degli uccellini, canto e volo che mi hanno accompagnato spesso in evoluzioni teoriche ed emozinonanti.

Nei giardini pubblici vi è un albero particolare che associo a Martha Graham per la forma ricurva del tronco. Esso infatti ricorda il torso di una danzantrice mentre esegue la contrazione (contraction), ossia un movimento del torso che spesso gli dà la forma di una curva. Qui la tesi trova forse un possibile compagno di merende (potrei portarcela regolarmente e ritrovarne magari il senso).
 
Infine la pensilina dell'autobus di fronte casa mia. Un luogo per me simbolico ed evocativo. Un luogo di attesa e di osservazione, un luogo che spero mi aiuterà ad elaborare il lutto. Un lutto fatto di delusioni e rabbia (il mondo accademico è un inferno per chi non è ben definibile professionalmente come me) ma anche voglia di mettersi in gioco e di continuare a lottare.