Identità che s/ballano in
rete:
pratiche di interazione e
collaborazione con il sito www.ballet-dance.com
Rosella Simonari
Introduzione
La genesi di
questo saggio è stata piuttosto difficile in quanto, per la prima volta, ho
riflettuto su di un argomento che mi trova coinvolta in prima persona da un
punto di vista accademico [1]. Inizialmente
l’idea era di integrare la mia esperienza con quella di altri collaboratori del
sito www.ballet-dance.com, ma non è stato possibile raccogliere dati a
sufficienza; inoltre è emersa una certa diffidenza da parte di alcuni ed ho
smesso di fare domande. Come sottolinea Tim Jordan, in internet «la morale è
che le identità online non devono coincidere con quelle offline» [2]. Questo
studio si è quindi evoluto rispetto al progetto di partenza ed è ora incentrato
sulla mia interazione e collaborazione con il sito www.ballet-dance.com. La mia
formazione è di carattere accademico, scrivo di danza e letteratura dal 2000 e,
dal gennaio 2006, sono dottoranda part-time presso la University of Essex. L’esperienza
con www.ballet-dance.com ha contribuito allo sviluppo delle mie capacità critiche,
oltre ad aver fornito una piattaforma preziosa di informazione sulla danza.
Interagisco con
il sito www.ballet-dance.com da sei anni e da cinque collaboro in qualità di
critico con recensioni, interviste e articoli di approfondimento. Il sito è
nato inizialmente come forum nell’ottobre del 1999 con il nome di
www.criticaldance.com. Nel 2003 è stata avviata una rivista con cadenza mensile
con il nome di www.ballet-dance.com che raccoglie gli articoli più interessanti
del forum. Ballet-dance è poi divenuto il nome del sito. La rivista è nutrita
dal forum e, attraverso il forum, si avviano delle discussioni che sono anche
collegate alla rivista. Quindi i due nodi principali del sito interagiscono fra
loro in modo molto attivo. Il paradigma del lettore che diviene autore, in
questo caso, è molto pertinente e sfrutta al massimo l’interconnettività e
ipertestualità di internet [3], aspetto
che tuttora non viene utilizzato da altri siti di danza come www.ballet.co.uk o
il più recente sito italiano www.balletto.net che pure ha un forum. La
redazione di www.ballet-dance.com è costituita dai collaboratori che generalmente
provengono dal forum, non esiste in un luogo fisico ma solo nello spazio
virtuale dello scambio email. Non c’è
una gerarchia come nella redazione di una rivista cartacea, in parte per via
del fatto che si basa principalmente sulla collaborazione di volontari, in
parte perché la politica del sito è di carattere inclusivo e aperto. Allo
stesso tempo, sempre ricordando Jordan, possiamo affermare che le gerarchie in
internet non scompaiono ma vengono riconfigurate secondo i parametri dati dalle
identità online, che sono fluide e
molteplici, e da altri fattori come il differente tipo di comunicazione che
viene elargito rispetto, nel caso specifico, ad una rivista di tipo cartaceo [4]. In effetti, nel forum, si può notare uno
sbilanciamento di interesse e competenza verso il balletto a cui è dedicata più
di una sezione, mentre altri tipi di danza come il flamenco sono catalogati
sotto «World Dances, Musical and Social Dances», ossia “danze dal mondo,
musical e danze non accademiche”. Il sito si propone come una sorta di enciclopedia
imperfetta, che trasmette, crea e ricrea continuamente quello che Pierre Lévy
chiama «l’universale senza totalità» [5], ossia
un agglomerato di informazioni che più aumentano meno rivestono un ruolo
totalizzante. E la mia collaborazione con la rivista ne è un esempio. In questo
intervento tratterò della mia interazione e collaborazione con il sito www.ballet-dance.com.
Inizierò con una panoramica sulla sua struttura, per poi soffermarmi sulla mia
prospettiva di carattere glocale e concludere con una riflessione sulla mia
scrittura nel sito.
Il sito
www.ballet-dance.com
è un sito internet in lingua inglese dedicato alla danza. È forse uno dei più
complessi sull’argomento. È nato ad opera di Stuart Sweeney e Azlan Ezzadin,
due figure distanti per ubicazione ma vicine nella loro comune passione per la
danza. Sweeney infatti vive fra Londra e l’Estonia, mentre Ezzadin abita a San
Francisco. È interessante notare che nessuno dei due nasce come danzatore,
coreografo, critico di danza o comunque come figura professionale legata al
mondo della danza. Sweeney ha un passato in banca ed è interessato ai diritti
umani, aspetto che è riuscito nel tempo a coniugare con la sua passione per la
danza. Ezzadin è un ingegnere appassionato di danza. Già dalla mission statement, ossia dal messaggio
che definisce la “missione” del sito si evince l’insistere sulla passione per
la danza e non su altri aspetti di carattere più professionale: «Criticaldance
è un insieme di individui da tutto il mondo appassionati di danza intesa come
arte performativa» [6]. La formazione dei due
fondatori è parte fondamentale della visione «inclusiva» del sito, che è aperto
a chiunque voglia dire la propria con commenti o anche veri e propri articoli.
È grazie a questa visione che la mia presenza è cresciuta e maturata. Il sito si
propone infatti «di educare, informare e di promuovere una comunità incentrata
sull’arte della danza secondo una prospettiva globale e inclusiva che incoraggi
discussioni aperte e molteplici punti di vista» [7].
Questa apertura
è limitata a coloro che leggono e scrivono l’inglese anche se, poco dopo la
nascita del sito, è stato aperto un forum in francese che è sempre molto
attivo. A me avevano chiesto, all’inizio, se vi erano gli estremi per
l’apertura di un forum in italiano. In più di un’occasione ho cercato di
coinvolgere amiche e conoscenti nel sito, ho chiesto loro di inserire commenti
dopo aver visto uno spettacolo insieme, ma non sono mai riuscita a creare una
piccola rete per poi eventualmente costituire lo scheletro di un forum in
italiano. Inoltre gestire un forum in italiano avrebbe richiesto troppo tempo,
non me lo sarei potuto permettere, non gratuitamente. In sostanza la politica
del sito è molto aperta, anche se tuttora la matrice anglo-americana è la più
influente e preponderante. Ritorniamo alla questione gerarchica di cui sopra.
Un altro aspetto
è la sua complessità rizomatica, non tipica di altri siti di danza che, in
molti casi, fanno capo ad una rivista cartacea la quale ha anche una versione
ridotta online o comunque una pagina
internet di riferimento. Esempio sono www.dancemagazine.com che rappresenta una
delle riviste storiche più importanti in Nord America, e www.danceeurope.net, il
sito di una delle riviste europee di danza più conosciute. www.ballet-dance.com
è nato come sito internet e solo in seguito è divenuto anche rivista (non
cartacea) che nasce comunque come costola del forum.
Il forum infatti è molto articolato e si
occupa di svariati aspetti del mondo della danza, da quello manageriale a
quello più pratico che tratta della recensione di uno spettacolo specifico. Con
Pierre Lévy potremmo dire che al suo interno si articola una vera e propria
«intelligenza collettiva» [8], ossia
una sinergia di saperi devota alla danza nei suoi molteplici aspetti. I
collaboratori e visitatori del forum spaziano da appassionati a danzatori e
coreografi professionisti, da studiosi a critici di danza. Le informazioni che
vengono scambiate nel forum non sono solo di carattere personale ma includono
anche innumerevoli link ad articoli e
recensioni di quotidiani e riviste specializzate. Nella rivista, alla fine di
ogni articolo, c’è quasi sempre un link
che collega il tema trattato nell’articolo ad un post nel forum, creando così un circolo di scambio e informazioni
continuo. Questo permette di avere una visione più ampia dell’argomento. Le discussioni
possono nascere dalla riflessione di un collaboratore, da un articolo, da un
fatto, dal tour di una compagnia, da una pubblicità. Nel gennaio del 2003,
negli autobus e nella metropolitana statunitensi, è stata esposta la pubblicità
della ESPN (the Entertainment and Sports Programming Network),
con uno degli slogan che recitava: «senza sport, sarebbero solo delle
danzatrici» insieme ad una foto delle Cheer
Leaders della squadra del Dallas. Quasi immediatamente la comunità intera
del mondo della danza si è ribellata e anche su www.ballet-dance.com si è
accesa una discussione molto attiva che si è protratta per diversi mesi e che
ha occupato circa otto pagine web [9].
La prospettiva glocale
Che cosa ha
rappresentato www.ballet-dance.com per me? Ho scritto la mia prima recensione
nel 2001 quando vivevo a Londra e avevo da poco conosciuto personalmente
Stuart. Il mio accesso a internet era allora piuttosto limitato. Poi,
nell’estate del 2002, sono tornata in Italia dove avevo la connessione internet
a casa. Da gennaio 2003 ho quindi iniziato a inserire messaggi e a interagire
regolarmente. www.ballet-dance.com, in quel periodo, rappresentava un modo per
tenermi in contatto con il mondo globale della danza, mondo al quale non avevo
più accesso vivendo in una città di provincia. Ha rappresentato una pratica a
volte quotidiana, comunque costante che ha anche influito sulla mia vita offline nutrendola di informazioni e
scambi importanti per le mie ricerche e non solo.
Questa
interazione ha quindi contribuito a rinsaldare lo squilibrio identitario (non
personale, ma di tipo accademico) che caratterizza il mio lavoro. È una
tensione che definisco ‘glocale’, è di tipo quasi schizofrenico e fa parte del
mio metodo di studio che oscilla costantemente fra almeno due lingue e culture
come quella di matrice anglo-americana e italiana, fra almeno due linguaggi
come quello della danza e della letteratura, fra almeno due location
geografiche come l’Inghilterra e l’Italia. Grazie anche alla mia interazione
con www.ballet-dance.com, il modello dicotomico centro-periferia che poteva
strutturare la mia prospettiva, si è dissolto o si è riconfiguato in modo diverso.
Si ricollega, in qualche modo, a quella che Arjun Appadurai chiama «la nuova
condizione di vicinanza» [10] data
dalle rivoluzioni tecnologiche come quella nata da internet e, aggiungerei, dalle
compagnie di volo low cost che
permettono di viaggiare con maggiore frequenza dato il prezzo accessibile e la
possibilità di prenotare il volo dal proprio computer di casa.
La prospettiva
glocale è quindi il frutto della mia formazione, della location geografica e
mentale che mi appartiene e del tipo di collaborazione che ho con il sito
stesso, che è su base volontaria. Questo comporta, da un lato, una libertà
totale o quasi su cosa inserire, cosa commentare e cosa recensire (nel caso di
recensioni spesso riesco ad avere l’accredito stampa), dall’altro però ne
consegue che, quando non ho tempo, non recensisco nulla o non immetto nessun
commento. Torniamo al discorso di Lévy sull’ «universale senza totalità». Il
fatto poi che posso avere solo l’accredito stampa e non il rimborso spese, non
mi permette quasi mai di andare fuori dalle Marche, dove vivo, per vedere degli
spettacoli magari in centri di danza importanti come Ferrara, Reggio Emilia,
Torino, Roma ecc.
Un esempio
particolarmente interessante è costituito dalle recensioni e interviste che ho
fatto dall’estate del 2003 a
quella del 2005 in
occasione del Festival estivo e della Rassegna invernale di danza a Civitanova
Marche in provincia di Macerata. Non ho lo spazio per soffermarmi su questa
esperienza, ma il mio lavoro su Civitanova Danza ha sicuramente portato un’attenzione
particolare verso questo evento nel sito e nella rivista, mentre nessuno ha
scritto o pubblicato regolarmente articoli su spettacoli avvenuti a Roma o in
altri centri d’Italia. Per esempio, nel numero della rivista di agosto 2004,
appare la mia recensione alla performance della compagnia di Tero Saarinen [11]. Scorrendo
la pagina della rivista, si può notare che gli altri articoli riguardano centri
importanti come Londra, Amsterdam e New York, poi appare il mio pezzo da
Civitanova e si crea una sorta di sbilanciamento ‘localistico’.
Allo stesso
tempo ho scritto articoli su spettacoli visti a Londra o a New York. Ho sempre
comunque cercato di mantenere la mia prospettiva glocale e di far emergere
aspetti che la comunità, principalmente anglo-americana, di www.ballet-dance.com
non conosce. Per esempio, in un articolo sulla performance di addio di Alessandra
Ferri a New York, ho sottolineato alcuni aspetti biografici e inserito dei
commenti riferiti al personaggio che interpretava:
Il poster che ritrae Alessandra Ferri
in “Manon” è una bella foto di suo marito, Fabrizio Ferri, che curiosamente ha
il suo stesso cognome. Si incontrarono a Pantelleria circa dieci anni fa e si
innamorarono. (…) Manon è un personaggio complesso che è spesso messo a
confronto con Carmen per aver maliziosamente scelto la lussuria e non l’amore e
forse perché, dopo tutto, è un’emarginata [12].
Questi commenti sono
in parte influenzati da uno studio che ho fatto sulla figura di Carmen nella
danza, in quanto, come vedremo, tendo a mescolare la scrittura giornalistica
con quella accademica. La tensione glocale quindi segue anche un andamento
trasversale che mette in relazione diversi saperi, quello giornalistico e
quello accademico.
Scrivere online
La collaborazione
con www.ballet-dance.com mi ha aiutato a canalizzare e maturare la mia figura
di critico di danza, dandomi la possibilità di partecipare liberamente a
dibattiti e pubblicare i miei articoli e interviste. Inoltre la mia formazione
di studiosa e di dottoranda ha contribuito e contribuisce tuttora a complicare
la mia interazione con il sito. Nel corso degli anni, la mia scrittura su www.ballet-dance.com
è cambiata passando da una serie di commenti a volte di carattere ellittico o
sperimentale ad articoli più strutturati e allineati con uno standard giornalistico.
Questa trasformazione è avvenuta in concomitanza con i cambiamenti nella mia
vita professionale e quindi offline.
I miei articoli sono divenuti più complessi a seguito della collaborazione che
ho intrapreso come docente a contratto presso l’Università di Macerata [13].
Il fatto poi che
scrivo in inglese fa sempre parte della prospettiva glocale che mi vede come
una sorta di scrittrice ‘cyborg nomade’ della danza riprendendo sia Donna Haraway
che Rosi Braidotti [14]. L’inglese fa parte integrante della mia
identità non solo come lingua ma come modo di essere ed è grazie all’inglese
inteso in questo modo che interagisco con un sito come www.ballet-dance.com e che
vivo appieno questa realtà virtuale. Allo stesso tempo, l’inglese è trasformato
dalla mia identità ibrida e l’italiano contribuisce in modo fondamentale a
rimodellarlo, così come la mia formazione letteraria con un taglio di genere
comporta la visione di certi aspetti che altrimenti passerebbero inosservati. Citando
Rosi Braidotti «il mio lavoro come pensatrice non ha una madrelingua, solo una
successione di traduzioni, di sbilanciamenti, di adattamenti a condizioni che
cambiano» [15].
Venendo alla mia
scrittura nel sito, l’inizio, come ho accennato, si è caratterizzato per una
sorta di sperimentazione data dalla passione con cui ho intrapreso questa
interazione e il bisogno di esprimere il mio punto di vista. Fra i miei primi
messaggi ve ne è una serie dedicata alla figura di Martha Graham che è
l’oggetto della mia ricerca dal 1998. Il post era dedicato alla tournée
newyorkese della rinata compagnia ed io avevo visto alcuni degli spettacoli. La
maggior parte dei commenti è dedicata al dibattito sulla qualità della
performance e sull’inserimento di link
ad articoli di quotidiani e riviste, mentre il mio contributo è fatto di
istantanee che si incentrano su aspetti particolari della performance o di Graham
in genere:
Bianconero
Il bianco incontra il nero in strisce di dolore nel costume
di Deep Song. Sono fianco a fianco nella lunga gonna e si incontrano in cima.
C’è un’altra striscia, una bianca, è la panchina, un magnete verso il quale la danzatrice continua a ritornare. Sembra la staccionata di Frontier, è come un’ancora di salvezza e disperazione [16].
C’è un’altra striscia, una bianca, è la panchina, un magnete verso il quale la danzatrice continua a ritornare. Sembra la staccionata di Frontier, è come un’ancora di salvezza e disperazione [16].
Questo stile
poco si sposa con quello degli altri commenti, più di carattere tecnico-pratico
e rappresenta una rottura con il registro generale della discussione, ma fu
apprezzato proprio perché, a differenza degli altri, io ero stata presente agli
spettacoli e potevo fornire una testimonianza diretta [17].
Questo tipo di
scrittura ha creato, a volte, dei fraintendimenti o non è stata capita. Per
esempio nel caso di una recensione alla performance di Vim Vandekeybus a
Londra, ho pensato ad una struttura ispirata alla filosofia deleuziana,
suddividendo il pezzo in ‘superfici’ parallele invece di paragrafi costruiti
secondo una logica consequenziale:
Superficie 0: nessun tentativo logico
di spiegare la danza di questo pezzo, non è possibile, troppi corpi selvaggi
che vagano sul palco caratterizzato dal suo dinamismo sotto forma di un gruppo
musicale che suona dal vivo e di uno schermo ‘ferito’, tagliato verticalmente
così da evocare i dipinti di Fontana … una donna in bianco sembra cantare,
parlare, ma oh qualcuno tenta di pulire lo spazio di fronte al suo
microfono…no, in questo caso solo ad alcune superfici di questa performance
sarà permesso di emergere a caso dal mio in/conscio sub/conscio…disposte in
modo caotico secondo un alchemica relazione di parole [18].
In questo caso
il mio pezzo non è stato pubblicato.
In seguito la
mia scrittura si è fortemente adattata alla struttura della recensione
giornalistica. Per esempio l’articolo che ho scritto su di una mostra su Aurelio
Milloss inizia così: «Aurelio Milloss (1906-1988) è stata una figura chiave
nella storia della danza italiana. Nato in Ungheria, studiò con Rudolf Laban ed
Enrico Cecchetti, e creò il suo stile combinando la danza classica con la danza
espressionista, conosciuta anche come Ausdruckstanz» [19]. Come
si può notare lo stile è molto più tradizionale, fatto appunto per presentare,
riportare un evento e non evocarne certi aspetti. Tuttavia non credo che la mia
scrittura si sia piegata ad uno stile a me poco consono, forse parte della sperimentazione
è confluito in una visione più complessa dello spettacolo o mostra o evento da
recensire.
Concluderei
dicendo che da un po’ di tempo la passione iniziale per il sito si è
affievolita per diversi motivi. Il più importante è dato dalla collaborazione di
carattere volontario che provoca frustrazione e non permette sempre di fare un
lavoro di qualità. In questo gli amministratori sono piuttosto rigidi e, in
effetti, è questa la chiave di lettura che fa della comunità di www.ballet-dance.com
un esempio interessante di permeabilità, apertura e inclusività. Citando una
delle collaboratrici storiche del sito, Toba Singer, internet «ha aperto
l’accesso a giornalisti non tradizionali [come lei che] hanno sfidato la
critica tradizionale» [20]. Internet
ha dato maggiore dinamicità e visibilità alla critica della danza e www.ballet-dance.com
costituisce uno degli esempi più interessanti.
[1] Ringrazio Renata Morresi
per i consigli che mi ha dato durante la preparazione di questo saggio, che è il frutto di un intervento fatto al seguente convegno: Scritture di donne fra letteratura e giornalismo, Società Italiana delle Letterate e Dipartimento di Linguistica,
Letteratura e Filologia Moderna, Università di Bari, Bari, 29 novembre-1
dicembre 2007.
[2] T. JORDAN,
“The Virtual Individual”, in Cyberpower. The Culture and Politics of
Cyberspace and the Internet, Routledge, London, 1999, p. 64. Ove non sia
specificato, le traduzioni dall’inglese sono a mia cura.
[3] Per quanto concerne la
riconfigurazione di autore nel mondo ipertestuale si veda per esempio G. P.
LANDOW, Hypertext – The Convergence of
Contemporary Critical Theory and Technology, The Johns Hopkins University
Press, Baltimore, 1992. Traduzione italiana a cura di Bruno Bassi,
Ipertesto – il futuro della scrittura, Baskerville, Bologna, 1993,
si veda soprattutto il capitolo 3.
[4] JORDAN, p. 80.
[5] P. LÉVY, Cyberculture.Rapport au Conseil de l’Europe,
Éditions Odile Jacob, Parigi, 1997. Trad. italiana Donata Ferodi/ShaKe,
Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove tecnologie, Feltrinelli,
Milano, 2000, p. 108.
[6] Mission statement, «ballet-dance.com»,
(25 novembre 2007).
[7] Mission statement, cit..
[8] P. LÉVY, L’intelligence
collective – pour une anthropologie du cyberspace, Éditions La Découverte, Paris,
1994. Trad. italiana di Maria Colò, Donata Feroldi, L’intelligenza collettiva – per un’antropologia del cyberspazio,
Feltrinelli, Milano, 1996.
[9] MEHUNT [Mary Hellen Hunt], Without sports...they'd
just be dancers..., post inviato il 19 gennaio 2003, «ballet-dance.com
forum», <http://www.ballet-dance.com/forum/viewtopic.php?t=1591&postdays=0&postorder=asc&start=0> (24 novembre 2007).
[10] A. APPADURAI, Disjuncure
and Difference in the Global Economy, in Patrick Williams e Laura Chrisman,
a cura di, Colonial Discourse and
Post-Colonial Theory: A Reader, Western UP, New York, 1994, p. 325.
[11] «www.ballet-dance.com»,
agosto 2004 (24 novembre
2007).
[12] R. SIMONARI, American
Ballet Theatre - 'Manon' Waving Good-Bye to 'Manon' - Alessandra Ferri's
Final Season with ABT,
«www.ballet-dance.com», agosto 2007, <http://www.ballet-dance.com/200707/articles/ABT20070611.html> (24 novembre 2007).
[13] La collaborazione è
durata per quattro anni, dall’anno accademico 2003-2004 al 2006-2007.
[14] Si veda D. HARAWAY, “A Cyborg Manifesto:
Science, Technology, and Socialist-Feminism in the Late Twentieth Century”, in Simians, Cyborgs, and Women – The
Reinvention of Nature, Free Association Books, London, 1991, pp. 149-181 e R. BRAIDOTTI, Nomadic Subjects, Columbia University Press, New York, 1994.
[15] R. BRAIDOTTI, cit., p. 1. Da agosto 2008 ho inoltre creato un blog dove scrivo
in italiano e in inglese: www.dancescriber.blogspot.com.
[16] R. SIMONARI, commento al
post Martha Graham Dance Company 2002-03, «ciritcaldance forum», p. 3,
(23 novembre 2007).
[17] Occorre tenere a mente
che l’arte della danza è transitoria e per questo riveste particolare
importanza essere presenti alle performance.
[18] R. SIMONARI, commento
al post su Vandekeybus, 25 febbraio 2004, «ciritcaldance forum», p. 1,
(24 novembre 2007). Per quanto riguarda
Gilles Deleuze faccio riferimento al testo, scritto insieme a Felix Guattari, Mille Plateaux, Le Editions de Minuti,
Parigi, 1980, soprattutto il primo capitolo sul rizoma.
[19] R. SIMONARI, Homage to Aurel Milloss, «ballet-dance.com», Ottobre 2006,
(25 novembre 2007).
[20] T. SINGER citata in Lars Russell, “A Renaissance
Woman”, «The City Star», 13 settembre, 2007.
MATERIALE
CONSULTATO
Documenti
cartacei
APPADURAI,
A., “Disjuncure and Difference in the Global Economy”, in Patrick Williams e
Laura Chrisman, curato da, Colonial
Discourse and Post-Colonial Theory: A Reader, Western UP, New York, 1994, pp.
324-339.
BRAIDOTTI,
R., Nomadic Subjects, Columbia
University Press, New York, 1994.
DELEUZE, G. e Guattari, F., Mille Plateaux, Le Editions de Minuti, Parigi, 1980.
HARAWAY,
D., “A Cyborg Manifesto: Science, Technology, and Socialist-Feminism in the
Late Twentieth Century”, in Simians,
Cyborgs, and Women – The Reinvention of Nature, Free Association Books, London, 1991, pp. 149-181.
JORDAN, T.,
“The Virtual Individual”, in Cyberpower.
The Culture and Politics of Cyberspace and the Internet, Routledge, London, 1999, pp. 59-99.
LANDOW, G.
P., Hypertext – The Convergence of
Contemporary Critical Theory and Technology, The Johns
Hopkins University
Press, Baltimore,
1992. Traduzione italiana a cura di Bruno Bassi, Ipertesto – il futuro della
scrittura, Baskerville, Bologna, 1993.
LÉVY, P., L’intelligence collective – pour une
anthropologie du cyberspace, Éditions La Découverte, Paris,
1994. Trad. italiana di Maria Colò, Donata Feroldi, L’intelligenza collettiva – per
un’antropologia del cyberspazio, Feltrinelli, Milano, 1996.
LÉVY, P., Cyberculture.Rapport
au Conseil de l’Europe, Éditions Odile Jacob, Parigi, 1997. Trad. italiana
Donata Ferodi/ShaKe, Cybercultura. Gli usi sociali delle nuove
tecnologie, Feltrinelli, Milano, 2000.
SINGER, T., citata in Lars Russell, A Renaissance Woman, «The City Star», 13 settembre, 2007.
Documenti in rete
«www.ballet-dance.com», agosto 2004
(24 novembre 2007).
MEHUNT
[Mary Hellen Hunt], Without
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SIMONARI,
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Alessandra Ferri's Final Season with ABT, «www.ballet-dance.com», agosto 2007,
<http://www.ballet-dance.com/200707/articles/ABT20070611.html> (24 novembre 2007).
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SIMONARI, R., commento al post su Vandekeybus, 25 febbraio
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(24 novembre 2007).
SIMONARI, R., commento al post Martha Graham Dance Company
2002-03, «ciritcaldance forum», p. 3,
(23 novembre 2007).