Anni fa sono stata
folgorata da un piccolo libro pubblicato dalla casa editrice
L’ippocampo,
Dal vulcano al caos – Diario siciliano di
Edith de la Héronniére. Un racconto intenso e vivido, una scrittura
preziosa, un viaggio del corpo e della mente, un viaggio che, come
spesso sono i viaggi, porta alla scoperta di se stessi.
Ma il mare dice
no della stessa autrice non ha la medesima verve e capacità
evocativa. La prosa risulta semplificata e molto più scorrevole. La
preziosità del libro risiede però nella scelta del tema che ruota
attorno alla parola ‘no’, “un ponticello seguito da un
cerchietto: due lettere in tutto. Una sillaba insignificante, quasi
sibillina. L’avverbio più semplice del mondo e tuttavia
sufficiente a provocare scosse le cui onde, lungi dall’esaurirsi,
toccano punti nevralgici, disturbano, suscitano interrogativi e alla
fine sconvolgono”. E questo avverbio è il comun denominatore di
dieci personaggi letterari celebri per il loro no: ce n’è per
tutti i gusti e le epoche, da Antigone di Sofocle a Bartleby di
Herman Melville o Cosimo protagonista de Il barone rampante di
Italo Calvino.
Quasi tutti
periscono per via del loro ‘no’ e quasi tutti mettono in
discussione il sistema che li circonda, creando “una frattura
nell’ordine delle cose”. De la Héronniére ci introduce nel
mondo di ogni singolo personaggio quasi in punta di piedi senza
rivelarne subito l’identità, senza soffermarsi sullo scrittore o
scrittrice che l’ha creato, ma fornendo il quadro entro il quale si
muove riflettendo sulla sua scelta.
Antigone, sorella di
Polinice, deceduto nel duello mortale contro il fratello Eteocle,
contesta l’editto dello zio di lasciarlo senza sepoltura e gli
disobbedisce. Questa sua decisione è dettata non “da un divieto
penale ma dalla pietà per i defunti, da una tenerezza fraterna più
forte e più illuminata dei conflitti umani e da un rispetto per la
morte che deve indurre l’uomo alla tregua”.
Il ‘no’ di
Bartleby è più esasperante di quello di Antigone, diviene muro
fragile e indissolubile fra la sua esistenza e il resto dell’umanità,
compreso il suo datore di lavoro che ne viene travolto. “Il mistero
è rinchiuso in un condizionale”, quel suo “preferirei di no”
che sembra lasciare aperte possibilità di cambiamento che non
giungono e lo conducono all’autodistruzione, alla cancellazione del
sé, “dal fare all’essere, si arriva al giorno in cui lo
slittamento progressivo del no raggiunge la sfera del non-essere: una
mattina il capufficio è costretto a constatare che Bartleby non è
più”.
Cosimo è un
personaggio surreale e ironico che un giorno decide di arrampicarsi
sull’elce del parco di casa e non scendere più. Motivo apparente
il rifiuto di mangiare il piatto di lumache cucinato dalla sorella.
La sua decisione sarà irrevocabile e mostrerà le difficoltà e le
gioie che ad essa si accompagnano, “burlone ma sovversivo, dopo
avere abolito l’ordine non lo sostituisce con il caos. Restaura
piuttosto i valori dell’amore, della bontà, della cultura,
dell’aiuto reciproco, dell’intelligenza pratica e teorica,
ponendo al di sopra di tutto quello della lettura”. Non si lascia
quindi andare ma abbraccia la sua scelta con audacia e spirito di
iniziativa oltre che generosità. Vi è una sorta di contrapposizione
dicotomica fra albero e terra, nel primo egli trova la libertà anche
se a caro prezzo, nella seconda emerge l’ambiente oppressivo della
famiglia e della società.
Lo stile diretto del
libro offre uno sguardo fresco sul tema del ‘no’ e sulla sua
assolutezza spesso devastante. Altri personaggi inclusi sono Cyrano
di Bergerac di Edmond Rostand, Zybin protagonista de La facoltà
di cose inutili di Jurij Dombrovski, Montag personaggio
principale di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e Ana di Ana
no scritto da Agustín
Gomz Arcos.