lunedì 11 luglio 2016

Ma il mare dice no




Anni fa sono stata folgorata da un piccolo libro pubblicato dalla casa editrice L’ippocampo, Dal vulcano al caos – Diario siciliano di Edith de la Héronniére. Un racconto intenso e vivido, una scrittura preziosa, un viaggio del corpo e della mente, un viaggio che, come spesso sono i viaggi, porta alla scoperta di se stessi.

Ma il mare dice no della stessa autrice non ha la medesima verve e capacità evocativa. La prosa risulta semplificata e molto più scorrevole. La preziosità del libro risiede però nella scelta del tema che ruota attorno alla parola ‘no’, “un ponticello seguito da un cerchietto: due lettere in tutto. Una sillaba insignificante, quasi sibillina. L’avverbio più semplice del mondo e tuttavia sufficiente a provocare scosse le cui onde, lungi dall’esaurirsi, toccano punti nevralgici, disturbano, suscitano interrogativi e alla fine sconvolgono”. E questo avverbio è il comun denominatore di dieci personaggi letterari celebri per il loro no: ce n’è per tutti i gusti e le epoche, da Antigone di Sofocle a Bartleby di Herman Melville o Cosimo protagonista de Il barone rampante di Italo Calvino.

Quasi tutti periscono per via del loro ‘no’ e quasi tutti mettono in discussione il sistema che li circonda, creando “una frattura nell’ordine delle cose”. De la Héronniére ci introduce nel mondo di ogni singolo personaggio quasi in punta di piedi senza rivelarne subito l’identità, senza soffermarsi sullo scrittore o scrittrice che l’ha creato, ma fornendo il quadro entro il quale si muove riflettendo sulla sua scelta.

Antigone, sorella di Polinice, deceduto nel duello mortale contro il fratello Eteocle, contesta l’editto dello zio di lasciarlo senza sepoltura e gli disobbedisce. Questa sua decisione è dettata non “da un divieto penale ma dalla pietà per i defunti, da una tenerezza fraterna più forte e più illuminata dei conflitti umani e da un rispetto per la morte che deve indurre l’uomo alla tregua”.

Il ‘no’ di Bartleby è più esasperante di quello di Antigone, diviene muro fragile e indissolubile fra la sua esistenza e il resto dell’umanità, compreso il suo datore di lavoro che ne viene travolto. “Il mistero è rinchiuso in un condizionale”, quel suo “preferirei di no” che sembra lasciare aperte possibilità di cambiamento che non giungono e lo conducono all’autodistruzione, alla cancellazione del sé, “dal fare all’essere, si arriva al giorno in cui lo slittamento progressivo del no raggiunge la sfera del non-essere: una mattina il capufficio è costretto a constatare che Bartleby non è più”.

Cosimo è un personaggio surreale e ironico che un giorno decide di arrampicarsi sull’elce del parco di casa e non scendere più. Motivo apparente il rifiuto di mangiare il piatto di lumache cucinato dalla sorella. La sua decisione sarà irrevocabile e mostrerà le difficoltà e le gioie che ad essa si accompagnano, “burlone ma sovversivo, dopo avere abolito l’ordine non lo sostituisce con il caos. Restaura piuttosto i valori dell’amore, della bontà, della cultura, dell’aiuto reciproco, dell’intelligenza pratica e teorica, ponendo al di sopra di tutto quello della lettura”. Non si lascia quindi andare ma abbraccia la sua scelta con audacia e spirito di iniziativa oltre che generosità. Vi è una sorta di contrapposizione dicotomica fra albero e terra, nel primo egli trova la libertà anche se a caro prezzo, nella seconda emerge l’ambiente oppressivo della famiglia e della società.

Lo stile diretto del libro offre uno sguardo fresco sul tema del ‘no’ e sulla sua assolutezza spesso devastante. Altri personaggi inclusi sono Cyrano di Bergerac di Edmond Rostand, Zybin protagonista de La facoltà di cose inutili di Jurij Dombrovski, Montag personaggio principale di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e Ana di Ana no scritto da Agustín Gomz Arcos.

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