sabato 21 maggio 2016

(not) to be

Enclose, performance with crochet by Bea Camacho, 2005.
























to be or not to be
is a dilemma
enclosed in a bee
it is a stately
pleasure-dome
where lately
I have gone
to be and not to be
is a way to know
what my soul
broken bowl
can and cannot see
my heart
torn apart
needs a place
with some grace
and art

morra

Il gioco della morra, di Bartolomeo Pinelli.
























venghino siori venghino
c'è la scema del villaggio
22 gennaio
grasse risate
ha abboccato
alle nostre
cagate
ora diamole
un po' di corda
che scriva
sorda
le sue stronzate
in rima
vada avanti
fino in cima
al suo sognarello
sgabello
dal quale cadrà
senza ombrello
5 marzo
uno sfarzo
beviamo alla
sua stupidità
che non capirà
quello che
ancora l'attende
dietro le tende
9 marzo
giornata
di astrale
scazzo
11 marzo
tutto secondo
i piani
è venuta di nuovo
da noi troiani
vuoto vuoto
il suo cervello
pensa solo al cuore
ma perderà
anche quello
e continuiamo
col massacro
che ci diverte
'sto simulacro
smembrata
ridotta a brandelli
diamola in pasto
alla bestia virtuale
tanto non ha
nessun cannocchiale
cazzo, sta ancora in piedi
la stronza
diamole un altro colpo
che la rendiamo
sbronza
ecco ecco
adesso
è a terra
lasciamola lì
giochiamo
a morra

tesoro

Foto di Francesca Woodman.























ringrazio sentitamente
tutti (e tutte) coloro
che mi hanno fatto passare
un periodo d'inferno
soprattutto chi mi
ha imbambolato
con poesie, canzoni e racconti
(a qualcosa sono servita
giusto?
ma a me il ruolo
di musa
sta molto stretto)
voi avetefatto
la violenza
più grande

ne farò tesoro

mercoledì 18 maggio 2016

malintesi (!?)

Lonely Triptyc, center, 2011, di Daniele Cascone.

















ordunque ci risiamo
io parlo e scateno
un uragano
chiariamo sin d’ora
che non ogni mia parola
ha riferimenti 
o messaggi occulti
debbo lavorare che
il prossimo mese 
è pieno di sussulti
(uno forse riguarda Venezia
ma non ha nulla a che fare
con questa incasinata
deliziafacezia)
di solito son chiara 
se vengo fraintesa
non so che fare
se non ficcarmi 
in una bara
stiamo calmi
che il mio arrivederci
facea riferimento
ad un futuro lontano
scevro della tensione
che ci tiene per mano
se poi non sarà possibile
pazienza
vuol dire che 
diverrò di nuovo
impercettibile
presenza
ed ora spero
spero davvero
che non vi sia più
nessun mistero

l'arte di scomparire

Pierre Zaoui, L’arte di scomparire – Vivere con discrezione, trad. Alice Guareschi, Milano, Il Saggiatore, 2015.

In inglese il termine ‘lurk’ significa ‘appostarsi, nascondersi’ e, per quanto concerne internet, viene usato con l’accezione di ‘leggere senza postare’. In una società votata all’esibizionismo continuo, ai selfie e al dire sempre e comunque la propria, praticare il ‘lurking’ è un atto quasi clamoroso e incomprensibile. Eppure farlo può significare staccare per un po’ dal mondo o decidere di semplicemente guardare cosa fanno gli altri senza intervenire o anche mettere in discussione un modus vivendi che a volte non ci appartiene. Jess Zimmerman, giornalista del Guardian, sottolinea come si dovrebbe praticare il lurking ogni tanto, anche solo per vedere cosa tratta magari il gruppo al quale ci siamo uniti o per riflettere (“i social incoraggiano a comunicare e interagire, non ad osservare e riflettere”), perché la vita online spesso è troppo frenetica e ancorata al presente o anche perché non sempre si hanno cose rilevanti da dire.  Molte persone per esempio hanno lasciato facebook, molte altre ci si muovono discretamente e altre ancora semplicemente stanno a guardare.

L’estate scorsa per diversi mesi ho praticato il ‘lurking’ soprattutto su facebook per ragioni personali e per staccare la spina dal ciclone social. Molti dei miei contatti non se ne sono accorti, qualcuno si è preoccupato, come se non pubblicare post online equivalesse a non essere, e altri semplicemente hanno continuato a trattarmi come prima. Staccare però può essere salutare, magari si ha bisogno di tempo per sé per fare altro o si sente la necessità di cambiare aria. Certo ci sono anche le volte in cui la rete ci sta stretta e non si vedono alternative. Basta poco per dar vita, in modo inconsapevole o meno, a malintesi, diatribe che poi online sono complicate da risolvere. Spesso si viaggia fra allusioni e di rado ci si confronta veramente.

E allora staccare fa vedere le questioni sotto una diversa prospettiva e proporzione. Il web è comunque un grande strumento di lavoro, conoscenza e fucina di rapporti anche preziosissimi, ma occorre continuare a guardare fuori dalla finestra, fare una passeggiata, leggere un libro, chiacchierare con un amico e così via. E bilanciare le due cose non è sempre semplice. Stare continuamente sotto i riflettori può divenire stressante soprattutto se la vita offline ci mette davanti a ostacoli difficili da superare. E sparire da internet non significa sparire tout court. La vita offline ha ancora una sua valenza e limitarsi (o aprirsi) solo ad essa per un lasso di tempo può contribuire a rigenerarci. Potrebbe/dovrebbe costituire un esercizio da fare periodicamente.

Scomparire allora diviene un modo per reagire praticando la misura e la discrezione, come sottolinea Pierre Zaoui nel suo agile e a suo modo provocatorio testo. Scomparire diviene una “questione di resistenza a un nuovo ordine stabilito: quello che pretende di identificare l’essere con l’apparire e il valore con la visibilità”. Tentare di uscire dal circo della visibilità e dell’apparire si pone dunque come una “forma di resistenza” che nell’assenza propone un rapporto diverso con lo stare al mondo. E Zaoui cita Kafka nel suo motto di “secondare il mondo”.

Dietro questo gesto si celano vari elementi come quello del narcisismo e della pulsione di morte di nietzschiana memoria. Ma non è il percorso che ovviamente Zaoui consiglia. Egli fa tre precisazioni: la prima riguarda un excursus storico dell’esperienza della discrezione, storicizzare e contestualizzare questo concetto è importante; la seconda si concentra sul fatto che questa scelta non deve essere intesa come un tratto del carattere, ossia non siamo qui a parlare di questioni psicologiche; e la terza ha a che fare con le caratteristiche di questa esperienza che vanno esplorate e indagate.

Zaoui propone quindi un viaggio storico che dalla Grecia antica porta fino ai giorni nostri per mostrare come la discrezione e, con essa, lo scomparire, siano pratiche da non sottovalutare, “la discrezione è al lavoro per frammentare, disgregare, scavare dei buchi e delle tane, per ridare un po’ d’aria e permettere la libera circolazione di ruoli, forme e destini”. Accanto alla discretio romana (separazione e isolamento) vi era l’aidos greca (pudore e vergogna) l’anava ebraica (modestia o umiltà) e l’harim mussulmana (luogo segreto e intimo). La discrezione implica creare una distanza e dar vita ad un distacco che ne fonda la morale. Tuttavia, Zaoui nota come questa pratica goda della ciclicità e alternanza, poiché è bene metterla in atto per un periodo di tempo soltanto, “la discrezione rende felici soltanto in modo ciclico, come sospensione, battuta di arresto e di rilancio, vuoto fecondo”.

E dato che chi pratica il lurking sembra sia la maggioranza di coloro che vivono online, possiamo concludere, concordi con l’autore, che “il giorno in cui ci saranno soltanto luce e casse di risonanza, e non occhi in disparte e orecchie impersonali all’ascolto, possiamo scommettere che non ci sarà più nessuno, e nemmeno nessun mondo”.

martedì 17 maggio 2016

incandescente



















questo regaletto
all’uncinetto
ha retto
distrussi l’altro per
rabbia e dispetto
ma questo qui
mi sorride ogni dì
ha ormai vita sua
da sopra il letto
dove si è appostato
con rispetto

oggi è divenuto 
indiavolata fucina
mi ha condotto in cucina
a impastare muffin 
al cioccolato
unicocibo
per salvarmi
dallo stato allucinato
nel quale
mi hai gettato

oggi mi hai fulminato
e tramutato in
calore incandescente
materia lavica
fosforescente
colore rosso
iridescente
come
il regaletto
mare addosso
senza un bacetto
a smuovermi
dalla paralisi
dialisi
di questo nostro
grande amore
dolore
bonificatore
defribillatore
delle nostre anime
canore