giovedì 21 agosto 2008

Immigrati in scatola 2

Era un omino piccolo piccolo con un gran faccione. Aveva uno sguardo assente e un neo sotto l’occhio destro ad ammorbidire i lineamenti del viso. Parlava sottovoce, lavorava al porto della città, molo 6. Le sue scatole erano ormai divenute famose nella zona e c’era qualcuno che arrivava anche da fuori regione. Erano pratiche le sue scatole, e a buon mercato. Per questo erano molto richieste. Ce n’erano di ogni tipo. Per chi necessitava uno stock di prostitute fresche, per chi intendeva rafforzare il proprio esercito di spacciatori, per chi aveva bisogno di braccia clandestine, per chi cercava qualche organo da comprare e per chi voleva acquistare un bambino.
Le scatole dell’omino piccolo piccolo erano scatole di immigrati clandestini. Erano in pratiche confezioni da dieci. Erano piccole e maneggevoli, gli immigrati venivano ridotti di grandezza mediante un procedimento molto complesso sviluppatosi nel corso di anni di sperimentazione. Certo, l’aborto era da tempo illegale, ma si era chiuso un occhio su questa rivoluzionaria pratica che aveva dato una svolta all’economia sommersa. I corpi erano conservati in un liquido rosa che manteneva le attività vitali stabili. Gli immigrati erano come anestetizzati e sentivano dolore soprattutto nel processo di trasformazione da piccoli a grandezza naturale. La scatola era di un metallo simile a quello delle lattine e proteggeva gli immigrati in letargo dalla luce e da altri agenti atmosferici. Una volta che la scatola veniva aperta e l’aria entrava in contatto con il liquido rosa, iniziava la reazione che avrebbe portato gli immigrati a crescere di dimensione. La reazione durava poco più di un’ora. Ogni scatola aveva un’etichetta che indicava le caratteristiche del prodotto.
L’omino piccolo piccolo si avvicinò ad una signora dall’aspetto appariscente. Tirò fuori una delle sue scatole e disse: “Sono fresche fresche, vengono direttamente dall’Europa dell’Est, non hanno più di 18 anni, gliele consiglio vivamente”. La donna appariscente prese la scatola, controllò l’etichetta e lanciò un sorriso suadente all’omino piccolo piccolo. Pagò e se ne andò.

4 commenti:

Unknown ha detto...

bellissima storia , quasi vera, ma chi l'ha scritta?

roz ha detto...

farina del mio sacco...

letizia ha detto...

lucido cinismo, terribile realtà, fantasia horror o condivisa normalità? grazie per l'immagine costruita. letizia

eternauta ha detto...

..creo que te has anticipado a lo que ocurrira si todo sigue como hasta ahora...al leer imaginavo las cajas, pero sabes algo? me quede con las ganas de saber como continua! no puedes dejarla ahi...continuala por favor! quizas imagines un final distinto al posible. Gracias!!