martedì 17 novembre 2009

matilde, come una leggenda (recensione)


Sara Zanghì, Matilde, come una leggenda, Tufani, Ferrara, 2008, pagine 88, € 10.

Matilde di Canossa è una figura di primo piano nella storia medievale italiana. Fu signora di vasti territori dalla Toscana a Mantova e fervida sostenitrice del Papato in un periodo in cui la forza corrotta dell’Impero insisteva nel promulgare la nomina di vescovi conti per rafforzare il proprio potere. I vescovi conti, come sottolinea Zanghì nel romanzo ispirato alla vita di Matilde, erano “persone di fiducia” dell’imperatore che, oltre ad avere “il beneficio temporale” si avvalevano dell’ “investitura ecclesiastica che tradizionalmente spettava ai pontefici”. L’episodio forse più famoso e decantato della vita di Matilde riguarda proprio il conflitto fra Papato e Impero, in quanto ella presidiò l’umiliazione dell’imperatore Enrico IV di fronte a papa Gregorio VII, avvenuta il 26 gennaio 1077 presso il suo castello di Canossa. Umiliazione di carattere politico che non fermò il conflitto ma che rivestì comunque un ruolo storico importante.
Il romanzo di Zanghì affronta questo come altri episodi con un linguaggio poetico e un tono quasi intimista. Il testo scorre fluido seguendo il filo della vita avventurosa di Matilde. Si apre con la prigionia della piccola Matilde che, a seguito dell’assassinio del padre Bonifacio, a soli nove anni, si ritrova erede di vasti possedimenti e viene quindi tenuta prigioniera, insieme alla madre Beatrice, dall’Imperatore Enrico III. Durante la prigionia conosce Berta, una piccola serva che allieta le sue giornate e che presto diviene sua amica. Alla morte dell’imperatore, Matilde e la madre vengono liberate. Matilde cresce sicura e indomita grazie anche ai consigli e insegnamenti del suo maestro Anselmo. Arriva poi il momento delle sue nozze con Goffredo il Gobbo, per suggellare l’alleanza politica fra il suo casato e quello di Lorena, di cui Goffredo è l’erede. Dà alla luce una bambina che però sfortunatamente muore. Matilde allora mostra la sua “indole risoluta”, lascia il marito e fa ritorno al suo casato. Fra i suoi progetti vi è quello di affrancare i servi della gleba, ma sa che non sarebbe possibile senza una Riforma del sistema feudale. Ama la sua terra e vi porta la sua forza rinnovatrice.
Sullo sfondo di questi eventi le lotte fra Papato e Impero imperversano con papa Gregorio VII che scomunica i vescovi conti, “sciogliendo così dall’obbedienza alla loro autorità, secondo la prassi del tempo, le popolazioni dei loro territori”. L’imperatore lo dichiara decaduto e il papa scomunica anche lui. Questo atto rende improvvisamente fragile il trono di Enrico IV che decide di andare dal papa a chiedere perdono per riacquistare il controllo sulle sue terre e sui principi elettori che rischiavano di spodestarlo. Il castello di Canossa diviene la sede di questo evento ed è Matilde a mediare tra le due forze. Zanghì dipinge in modo efficace il dialogo fra Matilde e il papa, facendo emergere la determinazione della signora di Canossa a risolvere la contesa: “un lampo d’ira vide negli occhi di Gregorio che rimase a fissarla muto per alcuni attimi che le parvero un’eternità, ma lei non abbassò lo sguardo”.
Negli anni Matilde continua a sostenere il papa anche combattendo a capo della sua armata che fronteggia le truppe dell’imperatore con grande abilità. Diversi papi si susseguono e questo annoso conflitto arriva ad una risoluzione solo nel 1122 con il concordato fra il nuovo imperatore Enrico V e papa Callisto II. Matilde purtroppo è già deceduta da anni, ma la sua opera di mediazione, come sottolinea Zanghì, ha probabilmente contribuito a preparare il terreno perché questo accordo si facesse.
Il libro è inoltre corredato da una serie di illustrazioni e da un memorandum storico.

appello Leggere Donna

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