venerdì 24 luglio 2009

storie inquiete e disorientate (recensione)


Giuliana Pistoso, Storie inquiete e disorientate, Tufani, Ferrara, 1996, pagine 133, € 10.

Le storie di Giuliana Pistoso sono ambientate nel periodo della Seconda Guerra Mondiale e del dopoguerra. Sono storie sparse, che seguono quasi un iter rizomatico e che forniscono una fragile e, allo stesso tempo, salda mappatura del sessismo di quegli anni. La prima parte è intitolata "A proposito di memoria storica", mentre la seconda "Cose così".
L’apertura del libro è dedicata ad un mini-dizionario veneto, una serie di parole chiave per mostrare la discriminazione cui erano sottoposte le donne. La parola 'avvenire’ per esempio, intrecciava, in modo quasi opprimente, la vita delle donne a quella degli uomini, "l'avvenire si rovinava dando troppa confidenza agli uomini (…). Una volta rovinato, chi l’aggiustava più l’avvenire?". Il 'ballo' era invece uno "strano porto franco dove potevano succedere molte cose senza che, per questo, si rovinasse l’avvenire". L''intelligenza' era un "attributo essenzialmente maschile" e il 'matrimonio' un "contratto-cerimonia che le donne avevano la colpa di desiderare" Le storie che seguono sembrano in qualche modo rifarsi al mini-dizionario, nel loro riflettere certi stereotipi e nel scardinarli spesso con ironia.
Come nella prima storia "Uomini in guerra" dove Publio Diamante riceve una medaglia di bronzo per pura casualità e non per merito personale. In una missione fra i boschi dell'Altipiano d'Asiago, due austriaci si arrendono a lui perché hanno fame e sanno che in Italia ce n’è "anche per i prigionieri, cibo americano" mentre in Austria non c’è "assolutamente più niente da mangiare". Nella terza storia, "Giorni dell’ira", Alberta arriva a chiedere aiuto ad un collaborazionista per trovare un medico al fratello malato di tisi e in pericolo perché parte della resistenza. Alberta riesce nell’impresa ma proprio la fatica e i compromessi attuati la portano a diventare consapevole della guerra: "'ecco che mi rilasso' pensò. Invece non ci riuscì. Un po’ alla volta si sentì prendere da una rabbia strana, una rabbia tranquilla, ma di una intensità assoluta. E capì finalmente che era in guerra, che una parte di lei lo sarebbe stata per sempre, che non avrebbe dimenticato, che, davvero, non avrebbe dimenticato mai".
La seconda parte de libro è scandita da un altro tono, un tono più pacato ma altrettanto pungente. In "Segreti bancari" una donna chiede alla sua banca informazioni sulla stanza dove aveva dormito Chateaubriand. La banca aveva rilevato un palazzo antico dove era presente questa stanza. I dipendenti non riescono a capire il senso della sua richiesta e la mandano dal direttore, che è altrettanto ignaro. Esilarante è l'equivoco che si crea e che non si risolve anche se, alla fine, la donna ritrova l'amata stanza.
Anche l'ultimo racconto, "Quando si dice Italia", è caratterizzato da un equivoco. Rita e Guido cercano una baby-sitter per il loro figlioletto Paolo per l'estate al mare e trovano Teresa, ragazzotta di paese dal "carattere un po' diffidente" che ha paura del mare. Una sera, per digerire i frutti di mare che le sono rimasti sullo stomaco, Teresa adotta un sistema 'tradizionale' posizionandosi una candela accesa proprio sullo stomaco con un bicchiere rovesciato sopra, ma il bicchiere rimane incastrato. "La Teresa ha lo stomaco dentro al bicchiere e nol vol vengar fora", spiega Rita al marito incredulo. I due coniugi, il bambino e i gli amici si ritrovano a ragionare sull'accaduto, fino a quando Paolo ha un'idea che risolve la situazione.

appello Leggere Donna

2 commenti:

Milo ha detto...

Chateaubriand??? :O
O perché mai una donna italiana, anzi veneta, avrebbe dovuto avere tanta devozione per lui !?! :D Forse per aver osteggiato Napoleone? (Questo potrebbe avere un senso...) Per le opere letterarie??
Giuliana Pistoso lo spiega in quel racconto, o lascia il mistero?
Le cose che più mi mancano qui sono le librerie, i concerti jazz e il parmigiano (quello vero)!
L'idea che mi sono fatto di questo libro è che potrebbe avere profumo di Ultimo Viene il Corvo di Calvino. Ci ho preso?
A proposito di jazz (senza avere un'idea dei tuoi gusti musicali)vorrei segnalarti il neonato Kind of Babs
http://kindofbabs.blogspot.com/
di Barbara, la mia compagna di vita e... ancoraggi. (Avrei voluto scrivere "navigazione" ma in questi ultimi mesi scarseggiano un po' causa problemucci vari) :(
Spero di non essere stato troppo invadente...
Ciao!
:)

roz ha detto...

La donna andava a giocare in quel palazzo quando era piccola, il riferimento è soprattutto alla stanza decorata con pannelli lucenti, pavimento in legno tirato a cera, letto impero e la tappezzeria con una stampa di antiche romane che andavano in processione da Coriolano. Chateaubriand viene menzionato per il fatto che molte delle sue massime venivano scritte sulle carte dei cioccolatini.

Sulla relazione fra questo testo e la raccolta di racconti di Calvino, forse c'è un profumo simile, non ci avevo pensato...

Grazie per la segnalazione del blog di Barbara, ci darò un'occhiata!