venerdì 5 dicembre 2008

dal vulcano al caos

Edith de la Héronnière. Dal vulcano al caos - Diario siciliano, traduzione di Fabrizio Ascari, L'Ippocampo, Genova, 2004, pp. 288, € 9,90.


Un minuto scrigno di pagine avvolte da una copertina dai colori vivaci: verde prato, giallo sole, rosso tiziano, arancione…i colori rappresentano la visione a tinte forti di un quadro di Nicolas de Staël intitolato Sicilia e conservato al museo di Grenoble in Francia. È questo il primo contatto sensoriale (di vista e tatto soprattutto) con il libro di Edith de la Héronnière, scrittrice e filosofa nata a Parigi di origine normanna. Un libro che racconta il suo rapporto con la Sicilia, terra di vita per l'energia che la caratterizza e di morte per il ricordo evocato a più riprese di Arturo Patten, fotografo suo amico amante della Sicilia e che in Sicilia morì.

È questo quindi un viaggio che si fa percorso conoscitivo e catartico, a volte frammentato, a volte ironico, a volte emozionante. "All'inizio del viaggio, c'è questa confessione: 'Sono perduta'. Qualcosa d'immenso mi stringe il cuore.(…) Afferrerò il filo di questo sconforto e lo seguirò passo passo." Il viaggio in realtà è fatto di quattro viaggi, ma tutti riassumono un modo di porsi che esime dall'atteggiamento standard della specie del turista e che tenta di vedere l'isola e i suoi abitanti con occhi diversi, occhi estranei a quel panorama, ma non per questo meno attenti. È forse per questo che "la Sicilia è negli sguardi", e che "nulla viene dato immediatamente", ma occorre avere coraggio per affrontarlo.

La prima tappa del primo viaggio, come suggerisce il titolo, è quella fatta a Stromboli la cui continua eruzione snerva l'autrice che pure decide per la scalata, immaginando una morte fatta di fusione all'interno del cratere. "Sarebbe stata una fine alchimica. Un'opera al bianco, al rosso e poi al nero. Un semplice cambiamento di colore e di stato." L'ultima tappa è a Caos, luogo di origine di Pirandello, dove è il mare a fornire la chiusura del testo e col mare, il senso di movimento, della vita che scorre e cambia. Come "il pino a ombrello sotto il quale sono state suggellate le ceneri di Pirandello" e che un fulmine ha ridotto ad un troncone. Fra questi due luoghi, molti altri vengono presentati secondo una poesia di linguaggio e ricercatezza di immagini suggestiva e mai ovvia. Catania viene evocata attraverso l'elefante di lava in piazza del Duomo, posto quasi a mo' di "talismano contro le eruzioni dell'Etna", Enna attraverso la figura di Demetra, Palermo con quella di Cagliostro e Agrigento con le tele di Nicolas de Staël.

Assieme ai luoghi si aggiungono le persone, con le loro storie e manie. Come quella del Professore, esperto di Pontormo e Manzoni che ospita de la Héronnière a Catania nella sua casa di libri e polvere. "Il Professore fuma la pipa. (…) Dalla sua tabacchiera escono in migliaia di particelle le componenti di una cultura libresca che disperde in fumo." Il Professore incarna l'isola stessa e la sua im/penetrabilità. Poi c'è Clotilde che l'accompagna per parte di uno dei viaggi. "La sua compagnia resta leggera. Sa troppo bene che cos'è il tempo dell'assenza e quello della nostalgia". Infine ci sono le persone incontrate nei paesi e nelle città siciliane, persone i cui volti "non hanno la levigatezza borghese, gli artifici estetici che rendono tutti i volti simili", ma una caratterizzazione particolare che sembra distinguerli in modo univoco. C'è tutto l'amore per una terra piena di tesori artistici e incontri stimolanti in questo libro dal piccolo formato. Spesso ricorrono citazioni di artisti e scrittori siciliani e non, in un confluire dotto e fluido di associazioni che rendono ancora più intenso il vagare dell'autrice e soprattutto del lettore/lettrice che si accinge con lei a percorrere questo viaggio.

Nessun commento: