Ho terminato da poco di leggere questo testo di una delle scrittrici svizzere più conosciute, Corinna Bille (1912-1979). Si tratta di una raccolta di racconti fra il surreale, il magico e il crudele. Ne riparlerò presto (spero). Intanto riporto alcuni passaggi particolarmente sorprendenti:
"Compì quello che chiamò 'un suicidio mentale', ma avvenne in un modo così naturale che quasi non se ne accorse. Era coricata su una delle pelli di pecora, davanti al camino, quando gli spazi si ritirarono. Si vide in piedi, in un'anfrattuosità della roccia a strapiombo sul vuoto. Era un vuoto senza nome, una gola stretta e molto profonda, color ardesia, di cui intravedeva le più piccole linee, le curve del torrente, il colore delle pietre e i tagli della vegetazione sui pendii verticali. Senza farsi violenza, vi si gettò. Ma un semplice battito di palpebre riuscì ancora a restituirle la lucidità che stava perdendo."
Corinna Bille, "La damigella selvaggia", in La damigella selvaggia, trad. e cura Monica Pavani (Ferrara: Luciana Tufani, 2002), p. 39.
appello Leggere Donna
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