In Altai (2009), l'ultimo libro dei Wu Ming, uno dei momenti più rarefatti è dato dalla danza della guerriera indiana Mukhtar, che ha luogo sulla barca che la conduce, assieme ai suo compagni e al protagonista, Manuel Cardoso, alla ricerca del pirata Mimi Reis. Mukhtar, e suo fratello gemello Hafiz, sono fedeli compagni del vecchio Ismail, che li ha liberati dallo stato di schiavitù. Qui di seguito la descrizione della danza fatta dal punto di vista di Cardoso:
La donna tracciò con un gesto bianco una figura geometrica sulle assi del ponte, poi sistemò i piedi in corrispondenza di certe linee e iniziò a muoversi in una danza che pareva simulare un combattimento. Il suo corpo sembrava appartenere a un rettile, o a una lince. Avevo veduto grandi lottatori e schermidori trovar di braccia, allenare cioè le prese e i colpi a mano nuda, e benché i movimenti della fanciulla fossero molto più aggraziati e meno diretti, le membra parevano contenere una forza simile a quella di una molla compressa, pronta a scattare (pp. 223-224).
Come si può notare, la danza è assimilabile ad un combattimento, un po' come la capoeira brasiliana, e il corpo della guerriera, anche se paragonato a due animali, non viene reificato e non è neppure oggetto di desiderio. È questo un elemento non secondario, visto che l’associazione donna –danza, di solito, sfocia in una danza di seduzione. Tanto più se parliamo dell'India, una cultura lontana dall'Europa e percepita come esotica. I Wu Ming optano piuttosto per una danza sacra strettamente collegata alla formazione di guerriera di Mukhtar. Il suo amico Ali spiega a Cardoso: "Vedi i segni che ha tracciato per terra? nella loro lingua, si chiama Kalam, Serve a rendere i passi precisi e le angolazioni di attacco e difesa efficaci. Nella lingua del Libro, Kalam significa la parola di Dio" (p. 224).
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