venerdì 10 settembre 2010

veline, nyokke e cilici

Giovanna Campani, Veline, nyokke e cilici - femministe pentite senza sex e senza city, prefazione di Franca Bimbi, Odoya, Bologna, 2009, pp. 210, € 14.

Lo studio di Giovanna Campani è interessante e aggiunge dei tasselli importanti al discorso sulla manipolazione del corpo femminile in televisione. Docente di Pedagogia Interculturale presso l'Università di Firenze, Campani preferisce il genere pamphlet allo studio sistematico dell'argomento, che avrebbe richiesto più tempo. Questa scelta è legittima anche se va a discapito di un maggiore approfondimento, di uno stile che, in alcuni casi, diviene troppo colloquiale, e di un’approssimazione nel sistema delle citazioni che, a volte, non riportano la fonte.

L’argomento trattato da Campani è spinoso. Riprendendo la teoria del backlash (contrattacco) della giornalista statunitense Susan Faludi, la studiosa sottolinea come, anche in Italia, si sia assistito, negli ultimi decenni, ad un regredire della società rispetto alle conquiste del femminismo negli anni Settanta. Campanani introduce l'argomento esemplificando la teoria di Faludi per poi proseguire illustrando gli esempi del backlash italiano, che "si è principalmente manifestato nella televisione e solo parzialmente nel cinema e nella stampa" (p. 84). Fa esempi eclatanti e riporta fonti da testi, giornali e internet.

Di particolare rilievo il suo studio sugli stereotipi di genere nei media, fatto in collaborazione con il progetto spagnolo ARESTE (acronimo di ‘eliminando stereotipi’) istituito dalla Dirección General de la Mujer della Comunità Autonoma di Madrid, a partire dal 2000. A seguito di questa esperienza, nel 2002, Campani produsse anche un video che risultò essere “una sequenza di donne discinte ancheggianti, in balletti ad alto significato erotico, nonché di donne poco vestite usate come soprammobili accanto a signori in giacca e cravatta” (p. 77). Ovviamente questo lavoro fu ignorato dal Ministero per le Pari Opportunità, che aveva già ignorato, in passato, lo studio che Campani aveva fatto per ARESTE.

Il pamphlet di Campani è incisivo su molte questioni e pone il problema in modo competente. Tuttavia, il suo discorso sembra dipendere quasi totalmente dallo studio di Faludi, che, a tratti, viene presentato come una rivelazione che non può e non deve essere ignorata. Campani ridicolizza l'importante proposta per un uso della lingua italiana rispettoso della dignità di genere di Cecilia Robustelli, sottolineando come sia “una vera battaglia contro i mulini a vento, se non si fa l’analisi complessiva del backlash” (p. 128). Attacca anche Lea Melandri che, a suo dire, parla della situazione in tv troppo tardi, “una domanda a Lea Melandri: bisognava aspettare il 2009? Non si poteva già da tempo fare qualcosa?” (p. 119). Trovo inutile questo accanimento e denigrazione del lavoro altrui. Campani si lamenta ripetutamente della mancanza di voci contro il sessismo in tv, quando già nel 2006 un altro pamphlet, aveva denunciato la situazione. Si tratta di Contro le donne nei secoli dei secoli di Silvia Ballestra, scritto con arguzia e ironia sprezzanti, “questo libro è una scenata. È una scenata mia personale. C’è chi scrive dotti saggi, chi preferisce i sermoni, e questa invece è una scenata” (p. 9). Il primo capitolo è appunto dedicato alle donne nei media, “è Mediaset: la tv di Antonio Ricci, questo progressista che ha inventato le veline, ovvero graziose ragazzette pocciute e chiappute (sempre riprese dal basso) da sparare nel magico mondo delle star” (p. 21).

Su chi si chiede perché le donne stiano zitte, dico che non si pone la domanda nella maniera opportuna. Le donne non sono mai state zitte: c’è un vastissima gamma di studi, eventi, libri, video di donne e uomini sulla cultura delle donne, che, per il solo fatto di esserci, testimoniano di modi altri di essere donne (penso alla produzione di piccole case editrici come quella di Luciana Tufani o ad associazioni letterarie come quella della Società Italiana delle Letterate, o ancora alla Casa Internazionale delle Donne che raccoglie molte associazioni e non solo); essi però restano ai margini del mondo mediatico e, spesso, anche di quello accademico. Bia Sarasini, a proposito del presunto fallimento del femminismo, parla della rimozione che ne è stata fatta, “il Movimento è stato estromesso dal racconto corrente della società e della politica italiana” (qui il suo articolo) . Semmai bisognerebbe chiedersi come mai ciò sia accaduto e che ruolo abbiano o non abbiano avuto le femministe al riguardo.

4 commenti:

Milo ha detto...

Ciao!

Se si focalizza l'attenzione su certi fenomeni soprattutto mediatici la regressione è addirittura spaventosa (per es. le 500 di Gheddafi, le veline, le velone e via dicendo).

Ma nel "reale" ?

Nella vita di tutti i giorni?

Qui credo vada un po' meglio. Di conquiste da fare ed altre da consolidare ce ne sono tantissime, però nel reale secondo il mio punto di vista va molto meglio che nei media.

E questo la dice lunga sul livello di "chi" pilota i media...

In TV per esempio le donne negli anni '60 godevano di un maggior rispetto di oggi.

Nel vissuto non credo proprio, a partire dal delitto d'onore la lista sarebbe lunghissima...

E poi proprio il modo di porsi, la sicurezza acquisita. Oggi è meglio, molto meglio, e le conquiste femministe non sono andate perdute, anche se purtroppo c'è ancora tantissima discriminazione per es. nel mondo del lavoro e non solo in quello!

Tu che ne pensi? C'è questo squilibrio tra i mass-media e il reale?

roz ha detto...

In qualche modo sono d'accordo con te Milo, il divario fra rappresentazione della donna in tv e la vita delle donne è vastissimo e molte cose vanno meglio. Però c'è ancora molto da fare, basti pensare alla violenza sulle donne, che ha i numeri di una strage costante e che viene perpetrata soprattutto dai familiari. Poi c'è la questione della cura che viene quasi esclusivamente gestita dalle donne, sia che siano madri che sioccupano dei figli o dei propri genitori, sia che si tratti di nonne o zie che si occupano dei nipoti. In Italia il welfare si paga con la vita sacrificata delle donne (badanti straniere incluse)...quello che mi fa arrabbiare è che si continua ad ignorare quello che le donne hanno fatto e fanno nonostante la situazione a volte insostenibile della loro vita, decenni di studi ed eventi ignorati anche da chi scrive libri al riguardo (e non mi riferisco solo a questo)...l'immagine oggetto della donna in tv non si combatte solo con condanne e manifestazioni, ma anche con la creazione di modelli alternativi...

Vittoria A. ha detto...

Mi sono spesso posta questa domanda, specialmente da quando vivo in GB. Quando mi capita di vedere la TV Italiana mi rendo conto che la situazione e' ormai grottesca. Sembra che, come sempre, il fardello piu' grosso sia sulle donne: la casa, il lavoro, i figli, l'aspetto estetico etc...
Il rispetto per la donna deve essere insegnato sistematicamente anche a casa, a scuola, sul luogo di lavoro.

roz ha detto...

Sono d'accordo con te Vittoria, il rispetto per la donna deve essere insegnato da piccoli. Per questo se c'è una cosa che posso rimporverare al femminismo nostrano è proprio quella di non essere stato in grado di (o non aver voluto) penetrare nel mondo della scuola, dove i testi, ancora oggi, prsentano una visione del mondo abbastanza maschilista e dove le donne, per esempio in letteratura o arte, sono pressoché assenti, mentre nella realtà, come molti studi dimostrano, erano presenti e piuttosto attive...