Il giorno successivo, Claretta, l’alunna più precisina e puntigliosa, aveva portato in classe il suo dizionario e con il ditino indice aveva ripetutamente sottolineato che la parola “do” voleva dire “fare”, quindi non era un fantasmino.
- il fantasmino allora vuol dire fare!
Aveva detto Giannino, una delle piccole pesti della classe. Giovanna aveva fatto un bel respiro e si era buttata nella sua ennesima spiegazione creativa. Il “do” fantasmino aveva un gemello, il “do” verbo. Il primo fungeva da ausiliare, si caricava del peso del tempo grammaticale e guidava le frasi interrogative e negative con sicurezza e spavalderia. Il secondo era un verbo e voleva appunto dire “fare” in senso astratto, tipo fare i compiti. Allora Giannino aveva ribattuto che i compiti non sono affatto astratti perché bisogna farli tutti i giorni. Giovanna era stata salvata dalla campanella e solo allora si era accorta che in lavagna aveva dimenticato di aggiungere la “u” in “you”. Aveva subito corretto l’errore, ma oramai gli alunni erano corsi fuori per la merenda.
Nessun commento:
Posta un commento