mercoledì 30 dicembre 2009

claustrophobic

perché il bambino cuoce nella polenta (2)

"MIA MADRE E' LA DONNA DAI CAPELLI D'ACCIAIO.

Sta appesa per i capelli alla cupola e fa giochi di abilità con palle, anelli e fiaccole infuocate.
(...)
Mentre mia madre sta attaccata per i capelli alla cupola, mia sorella mi racconta LA FAVOLE DEL BAMBINO CHE CUOCE NELLA POLENTA per tranquillizzarmi.
Se mi immagino il bambino che cuoce nella polenta e il male che gli fa, non penso più a mia madre che potrebbe cadere dall'alto, dice mia sorella.
Ma non funziona. Penso sempre alla morte di mia madre, per non farmi prendere di sorpresa. La vedo incendiarsi i capelli con le fiaccole e cadere giù in fiamme. E quando mi piego su di lei, il suo volto si disfa in cenere.

Non grido.
Ho gettato via la bocca."

Aglaja Veteranyi, Peché il bambino cuoce nella polenta, trad. Emanuela Cavallaro (Ferrara: Tufani, 2005), p. 22, 32.

appello Leggere Donna

venerdì 18 dicembre 2009

si por hazar

Riporto le info sul prossimo spettacolo di Valeria Simone, Si por hazar, che debutterà il 19 dicembre a Bari. Simone è regista e coreografa raffinata e sensibile alle questioni dell'emarginazione.

SI POR HAZAR


di Valeria Simone
con Belen Duarte e Marianna di Muro
Musiche di Giuseppe Carucci

Lo spettacolo ‘Si por hazar’, nasce dall’incontro con donne che spesso sono costrette a convivere con altre donne, in pochi metri quadrati (le case protette, le celle delle prigioni, i centri di permanenza temporanea, gli alloggi offerti dalle organizzazioni umanitarie). Sono spazi limitati, da condividere senza possibilità di solitudine, organizzati in rigide regole quotidiane, dove il silenzio è spesso una offesa: bisogna parlare, partecipare alla vita. ’Si por hazar’ racconta l’incontro casuale di due donne in uno di questi spazi chiusi; diverse sono le loro storie, unite da una ostilità comune che le spinge in un primo momento al silenzio e alla distanza. Lentamente però, si fa strada il bisogno di comunicare, per sopravvivere e per non dimenticare chi sono. Viene a crearsi, così, un ‘dizionario’di parole e di gesti grazie al quale raccontare la propria storia e creare, se non un legame, forse un contatto, un luogo per il ricordo.

Sabato 19 e domenica 20 dicembre, ore 21.00
Piccolo Teatro Eugenio D'Attoma, Strada Privata Borrelli 43, Bari, Italy

lunedì 14 dicembre 2009

sui licei coreutici, domandina 2

Chi verrà abilitato ad insegnare in questi licei? Si dice i diplomati dell'Accademia di Danza di Roma. E tutti gli altri che si sono formati seguendo percorsi personali (spesso di gran lunga superiori a quelli forniti dall'Accademia)? Non parlo solo di persone come me (io neanche ci camperei con l'insegnamento di un'ora di Storia della danza) che si occupano dell'aspetto storico-culturale, ma di tutti coloro che da anni lavorano nel campo della danza, hanno fatto corsi in Italia e all'estero e si sono formati sul campo. Certo un certo numero di questi non dovrebbe neanche avere una scuola di danza, ma questo è il rischio che si corre quando manca una legislazione minima al riguardo, legislazione che manca data l'invisibilità (quasi trasparenza) dell'arte della danza nel quadro culturale del paese. E qui mi fermo.

sui licei coreutici, domandina 1

Come mai un liceo che dovrebbe avere al suo centro l'attenzione per il mondo della danza, secondo un programma provvisorio, dedicherà una misera ora a Storia della danza? Anche in questo caso (come spesso accade in molte scuole private) verranno creati danzatori che sanno fare la spaccata ma che magari non sanno nemmeno chi era Loie Fuller o Jean-Georges Noverre!

embodied art

La danza non è un'arte del corpo, ma un'arte incarnata!

perché il bambino cuoce nella polenta (1)

"Dio parla le lingue straniere?
Capisce anche gli stranieri?
O forse gli angeli stanno in piccole cabine di vetro e traducono?

E DAVVERO ESISTE UN CIRCO IN CIELO?

(...) Qui ogni paese è all'estero.
Il circo è sempre all'estero. Ma nella roulotte c'è casa. Apro la porta della roulotte il meno possibile, perché casa mia non evapori.
(...)

SE FOSSIMO A CASA, PROFUMEREBBE TUTTO COME ALL'ESTERO?"

Aglaja Veteranyi, Peché il bambino cuoce nella polenta, trad. Emanuela Cavallaro (Ferrara: Tufani, 2005) pp. 11-12.

appello Leggere Donna

whale talking (2)

"and for this hunt, my malady becomes my most desired health"
Herman Melville

I did not know that, about eleven years ago, my research would become the lighthouse of my life
I did not know that it would destroy many of the stereotypes that surrounded me
I did not know that it would trap me in a dimension that runs parallel to those of my other identities
I did not know that it would possess me in this sublte and yet definite way
I did not know that it would become an obsession which devours a part of me every day (I am almost gone, what then?)
I did not know that most of my friends would not even notice it
I did not know that it would take so much time to develop it (and I am still not done!)

venerdì 11 dicembre 2009

whale talking (1)

This is the story of an obsession
a mission
a journey
to conquer fear
to explore one's own fear
to accept it
and transform it
into something else.

"Call me Ishmael", Melville's narrator says in Moby-Dick
what a great start!
I do not know how you can call me
I have many names and identities
choose the one you prefer...

mercoledì 2 dicembre 2009

putting it down in words

Qualche volta è così difficile mettere su carta ciò che accade sul palco!!!!

ps- With regard to this, check this review of mine.