Da quello che ho scritto fino ad ora sembrerebbe che io mi ponga come paladina della guerra contro la danza classica. Niente di più falso, anche se non è la tecnica che prediligo. Quello che mi fa arrabbiare è piuttosto l'adorazione incondizionata che appare soprattutto in tv. Si tratta del dogmatismo di cui ho già in parte parlato. La classica ha i suoi elementi discutibili, ma ha anche dei pregi importanti. Come già sottolineato, affonda le sue radici nella trattatistica quattrocentesca italiana e nei principi di armonia e proporzione di matrice classica (ne ho già parlato a questa conferenza, ma erano in dieci ad ascoltare, si veda inoltre anche l’intervento (pdf) di Stefano Tomassini alla Biennale Danza di Venezia intitolata Beauty). In Francia, nel corso di tre secoli (Seicento, Settecento e Ottocento), assume le caratteristiche ancora oggi riconoscibili. Le basi sono date dalle cinque posizioni dei piedi, codificate da Pierre Beauchamp alla fine del Seicento e riprese da Pierre Rameau nel suo Le maître a danser del 1725. Grazie poi alla rivoluzione apportata da Jean-Georges Noverrre con le sue Lettres sur la danse (1760), ha luogo la trasformazione che con La Sylphide (1832) di Filippo Taglioni sancisce la nascita del Balletto Romantico. Poi ci saranno grandi balletti, grandi ballerine (non ballerini fino a Nijinski, sul perché casomai ci torno) e grandi teorici come Carlo Balsis o Enrico Cecchetti, che arricchirono il vocabolario di passi e stili sempre più complessi.
La grande invenzione della classica sta nella rotazione delle gambe in fuori, un’apertura che può divenire soprattutto apertura di senso (mi piacerebbe ragionare su questo punto, ma per ora non lo faccio). Purtroppo ci si sofferma sempre solo sull’altra apertura, quella delle gambe, che un buon training di classica (con l’ausilio della famosa sbarra) fornisce. Il busto di solito resta fermo, per cui una delle pecche è che il danzatore classico di solito ha una flessibilità del busto molto limitata. Ecco perché la danza moderna sembra così energica e avvincente, il busto viene sbloccato e, con l’apertura di gambe della classica, si ottengono movimenti scattanti e pieni di energia. Senza la preparazione classica molte di queste aperture non sarebbero possibili, però senza le tecniche e gli stili di danza contemporanea (che sono state in parte assorbite dallo stile moderno), la classica resterebbe apertura di gambe a busto fermo (che ritroviamo nei balletti romantici). Quindi, please, la si smetta di elogiare la classica come unica tecnica che può aprire le porte all’Olimpo danzante e si riconosca anche il merito di altre tecniche.
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