Lisa lavorava come docente a contratto presso l'Università di Viperate, un'università piccola ma molto antica. Quando l'avevano chiamata per dirle che il posto era suo, aveva quasi pianto. Era fatta, si era detta, oramai la sua strada sarebbe stata tutta in discesa, ora era un docente universitario. Purtroppo Lisa capì a sue spese che essere docente a contratto equivaleva ad essere una schiava del sistema universitario. Dopo poco più di due anni di attività le dissero che doveva andare a firmare il contratto. Il contratto? Certo che Lisa era prorpio ingenua, a volte. Il contratto era talmente privo di diritti che quasi volava via dalle sue mani. Ben altra cosa era il registro che doveva compilare alla fine di ogni corso per specificare il lavoro fatto. A fronte di venti ore di lezione (all'anno) retribuite e incluse nel contratto, le ore registrate nel registro erano circa novanta. Lisa si chiedeva, dopo quattro anni di collaborazione con l'Università, perché mai veniva richiesto il numero di ore di lavoro effettivo se poi le ore pagate erano sempre le stesse? Non ebbe mai un risposta esauriente.
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