Dead barbie, immagine tratta da mygraveltravels.wordpress.com. |
Tutto inizò con la sparizione delle barbie. Trauma infantile, direte voi. No, avevo trent’anni ed ero appena tornata dall’Inghilterra per una questione familiare che non si è mai risolta come avrei voluto. E allora? Allora, allora in uno dei momenti di sconforto e dolore più grandi, feci un gesto infantile. Ah, vedi che l’infanzia c’è di mezzo? Certo, l’infanzia c’è sempre di mezzo. Andai a cercare lo scatolone dove un tempo tenevo le barbie. Sì, da piccola mi avevano viziato e me ne avevano comprate diverse (qui dovrei aprire una parentesi sul danno che le barbie hanno fatto alla mia identità di genere, ma sorvoliamo che è una cosa complicata). Le tenevo in una scatola assieme ad un sacco ricolmo dei loro abiti, molti dei quali fatti a mano da mia nonna. Ecco, quel gesto significava cercare di riempire il buco abissale che stavo vivendo in casa, ritrovare una parte di me che stava scomparendo.
Aprii la scatola e le
barbie erano quasi tutte sparite, compreso il sacco con i preziosi abiti. Non ci potevo credere. Un buco
aveva rimpiazzato un altro buco e non c’era nessuno a cui chiedere spiegazioni. Vagai per casa come una mummia, un pezzo della mia infanzia, come un pezzo della mia famiglia, non c’era più. Forse è lì che sono iniziate le fratture
interne al mio sé, quelle fratture che si sono ingigantite e hanno causato mille
e mille danni al mio modo di stare al mondo. Forse.
Nessun commento:
Posta un commento