domenica 27 marzo 2016

durissima

Albergo Romeo, Bari, mattina del 12 marzo 2016.
Guarda che ho capito che è finita. E forse non è neanche per colpa di quell'altro, almeno non direttamente. Sono le tue paure che ormai hanno mangiato tutto e la fiducia è andata. Ciò non cambia il fatto che io zitta non ci sto, a cominciare da adesso. Ormai non ho più niente da perdere. E anche a me la retorica sta piuttosto indigesta, se vuoi saperlo. Quindi casomai tu cambiassi idea fra due giorni, te lo ribadisco io che è finita. E lo sai perché? Perché io non ne posso più di dover ricominciare ogni volta daccapo e doverti dimostrare quello che provo e di cui ho scritto in infinite varianti (qui, qui, qui e qui degli esempi).

L’ho già detto, questo blog è stato trasformato per te e twitter è divenuto il canale privato di comunicazione fra noi, solo che tutti possono leggere i miei twitt, mentre tu sei ‘tranquillo’. Se qualcuno ti chiedesse di questa situazione tu potresti serenamente negare ogni cosa che tanto prove tangibili non ce ne sono. Non è successo nulla, giusto? (Hai una vaga idea di cosa abbia significato controllare le tue pagine per trovarle quasi sempre mute - non tutte, ma sai di che parlo -? Eppure da gennaio io le ho controllate sempre, ogni giorno o quasi, a volte anche più volte al giorno). Facebook praticamente ho smesso di usarlo perché ogni volta c’era un malinteso, anche per questo il 22 gennaio ho tolto l’amicizia a te e all'altro. Ma questi sono solo gli esempi più eclatanti, poi c’è tutto il mio vissuto, i miei pianti e i momenti bellissimi di intesa e tante altre cose. Sai, il racconto di Morante me lo sono portato in Inghilterra perché mi dava coraggio e conforto, continuerò a portarmelo in giro quando ne avrò bisogno. Queste cose non me le puoi togliere. Poi ci sono anche quelle 300 e passa euro che ho speso per venire ad incontrarti invano nei due viaggi che ho fatto e che non mi potevo permettere e che nessuno mi ridarà (ho rinunciato ad un viaggio importante a Milano per quello che ho fatto l'11, ma vabbè). E così via.

Questa settimana è stata durissima e sono sfinita. Il 22 marzo c’è stato un problema grosso di comunicazione e penso forse tu abbia iniziato ad avere seri dubbi già da lì. Anche se quello che hai scritto dopo e il sacrificio che hai fatto, mi fanno pensare tutto il contrario, avrei voluto scrivertela io una recensione coi fiocchi, ma questa, come mille altre cose, non avverrà e ti dico pure, non sai che ti perdi! Io invece lo so benissimo che, pure senza la parte che riguarda i sentimenti, che è ancora così grande, non hai idea, pezzo di merda che non sei altro, mi perdo una preziosa occasione di scambio, arricchimento e crescita. Posso spiegare ciò che è successo il 22 e ci ho provato già qui e altrove, ma dovrei iniziare a citare il materiale nello specifico e i tuoi segnali/link al riguardo e per ora scelgo di non farlo. Tanto non serve a niente.
                                       
Poi il canto sul colore rosso al quale tenevo così tanto e sul quale ho lavorato tutta la notte. Lo so benissimo che il risultato non è grandioso, ma volevo dimostrarti che c’ero e c’ero per te, nonostante le molestie dell’altro stronzo. A proposito se pensi di nuovo davvero che io sia segretamente interessata a lui, questa è una ragione in più per farla finita, vuol dire che non hai capito un accidenti di quello che ho detto e non ti rendi conto di un sacco di cose sulle violenze psicologiche, sui desideri di una donna e sui suoi segnali. Perché se per caso ho usato l’aggettivo sbagliato in un canto, è stato del tutto involontario (ho sempre cercato di evitare parole divenute tabù come ali, blu cobalto, fervore, parole che sarebbero state molto utili in diversi casi, ma poi ci sarebbero voluti dieci altri canti per convincerti che non erano segnali per il biondino e lo so, quando hai potuto, tu dei segnali me li hai mandati, ma li ho capiti sempre troppo tardi).

La parola abbraccio (qui un esempio) non è mai stata un riferimento occulto a lui. Quello che ho scritto il 10 di gennaio al suo riguardo è svanito il 23 dello stesso mese, quando ho visto la sua reazione presuntuosa alla sua supposta vittoria (tanto per usare un suo termine, che ora assume connotati grotteschi e sarà in giro per tutto il mese, motivo in più per parlare e allontanarmi dai social) per non farci stare insieme, con quei riferimenti da quindicenne agli artigli dell’angelo, ma per favore. Io avevo fatto un viaggio, speso dei soldi anche per organizzarmi a casa con la badante, per alla fine passare una notte da sola a piangere in un alberghetto del centro e lui se la rideva. Già da lì aveva perso molti punti, poi quando mi ha preso proprio per il culo, pochi giorni dopo, allora non ci ho visto più, qui la mia chiusura, per gli spettatori e le spettatrici. Lì ero ancora civile, ultimamente, come ben sa chi legge e ha letto, ho perso quella facoltà, qui un esempio. Dal 30 gennaio non c’è stato più nessun interesse, ma tu non mi ha creduto un sacco di volte ed è stato sfiancante ripetermi.

Bar Sayonara, Bari, mattina del 12 marzo 2016.
Col canto sul rosso, inoltre, volevo dimostrare a me stessa che potevo ancora scrivere ad un certo livello. Ti sei chiesto come mai i miei canti non siano più dello stesso livello di prima dell’11 marzo? Alcuni buoni ce ne sono, ma diversi non hanno lo smalto e il brio di prima. Te lo sei chiesto questo? Dal 5 marzo qualcosa si è rotto e dall’11 marzo qualcosa di ancora più grande si è spezzato. Tu mi hai spiegato, hai chiesto scusa e stavamo andando benino, seppure con gli alti e bassi, ma sono cose gravi avvenute al di fuori dei nostri soliti canali e si potevano risolvere del tutto solo con un contatto diretto e un incontro, che ripeto non ho più intenzione di fare, non seguendo le tue regole, il che vuol dire che non si farà.

Vuoi sapere se sono ancora innamorata? Sì, lo sono, ma il mio amore è cambiato da quei due eventi, si è fatto più sofferente e i tuoi costanti dubbi hanno iniziato ad erodere dei pezzi. Ecco perché ti ripeto che è finita e che dirò quello che mi va e mi serve dire per non annullarmi nel dolore e nella solitudine. È anche una pratica che ho imparato dal femminismo, col motto “il privato è politico”, un motto che sedimenta la maggior parte delle mie denunce, anche quelle del mio fumetto. Perché quello che accade a me non ha un significato solo per me a livello individuale, ma anche generale, per come la nostra società è messa, ed è messa molto male. E magari ci sarà qualche persona che si riconosce in qualcuna delle cose che dico e questo la potrà aiutare (e qui cito Ani di Franco). Non mi vergogno di quello che ho fatto e non rimpiango nulla e se cancellerò qualcosa o tutto sarà perché altrimenti non riesco a voltare pagina. Ho perso per strada diverse amicizie in questo viaggio e forse è meglio così, forse anzi mi è servito per capire tante cose.

È stato un viaggio bellissimo e tu mi hai veramente ridato la vita, ti ringrazierò sempre per questo, ma sei anche un uomo pieno di segreti e che ha troppa paura di me e nonostante ci abbia provato tanto a convincerti del contrario, tu non hai mai ceduto, la paura ha sempre avuto la meglio. La paura e tutti i tuoi segreti che devono tassativamente rimanere tali, vero? So anche che tu hai fatto molti sacrifici per me e probabilmente molti di più di quelli che penso, ma anche questo non è servito. Ieri notte per ore ho pianto di felicità, oggi per la consapevolezza che non c’era e non c'è più niente da fare. Salutami Arianna. Dille che non si deve più preoccupare di me.

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